Terzo Tempo e Fratellanza. Quest’anno Artaban Onlus ha deciso di premiare come “Testimoni di Fratellanza” Paolo Fornetti e Paolo Pensa, entrambi impegnati in attività di solidarietà attraverso il rugby. Uno sport che, non solo attraverso la pratica del “Terzo tempo” (quando, al termine degli incontri anche più agonisticamente accesi, squadre e tifosi avversari si ritrovano per festeggiare insieme, intorno a cibo, vino e birra), rappresenta al meglio lo spirito di Artaban: impegno, amicizia, sorriso.
Il premio, nella precedente edizione, era stato assegnato a fratel Albino Vezzoli, della Sacra Famiglia, per il suo lunghissimo apostolato in Burkina Faso dove si è impegnato per lo sviluppo sociale del Paese. Una crescita interna che evita lo sradicamento e la fuga all’estero.
Fornetti e Pensa, invece, hanno lavorato attraverso il rugby per favorire l’inserimento di chi, in Italia, era arrivato. Non solo dall’Africa ma anche dall’America Latina o dall’Europa dell’Est. Non squadre “ghetto”, ma formazioni dove italiani e stranieri hanno potuto giocare fianco a fianco. Passandosi una palla ovale come simbolo di accettazione e coinvolgimento.
Ovviamente non sono mancate le difficoltà. Ma, a differenza di quanto possano immaginare i sostenitori del politicamente corretto, i problemi maggiori non sono stati rappresentati dalla diffidenza per il colore della pelle ma per le logiche astruse della burocrazia. E non solo di quella italiana. Perché se è vero che su un campo di rugby nessuno pensa alla nazionalità di chi sta a fianco in una mischia, è altrettanto vero che i burocrati di tutto il mondo sono assolutamente uguali. E nemici del buonsenso e dell’efficienza.