“Governiamo 15 Regioni”, avevano dichiarato, tronfi, i leader del centrodestra. Che, ovviamente, hanno perso subito dopo la Valle d’Aosta grazie al tracollo di Fdi/Fi ed all’incapacità di trattative della Lega. Ma il problema è un altro: il centrodestra governa, più o meno bene, metà del territorio dove è in maggioranza. Perché è evidente che miopia ed incapacità hanno portato a rinunciare a governare la montagna, anche nelle Regioni dove la giunta è composta da Lega/Fdi/Fi.
Come per la cultura, anche per le Terre Alte si è preferito delegare tutto al Pd (non ai 5 Stelle perché Giggino deve ancora studiare la differenza tra pianura e montagna). Un controllo ferreo, quello piddino, che non porta grandi risultati. Anzi, i risultati sono pessimi, ma a fronte del nulla cosmico del centrodestra, anche i disastri si trasformano in iniziative di successo. Non è sempre vero che “chi non fa non falla”. Il restare a guardare senza agire è un errore colossale.
Sabato scorso, ricevendo un premio all’Acqui Storia, Gad Lerner ha spiegato di essere particolarmente soddisfatto poiché il riconoscimento è arrivato nonostante la presenza in giuria di numerosi esponenti della destra culturale. Capaci, dunque, di superare le differenze ideologiche. Mai che succeda il contrario. Mai che la sinistra culturale riconosca le qualità degli avversari.
E lo stesso avviene per la montagna. L’egemonia del Pd è assoluta. Nomine, iniziative, manifestazioni: tutto è gestito dal Pd, spesso con il denaro delle giunte regionali del centrodestra. D’accordo, a qualcuno interessa solo ciò che è all’interno del Grande raccordo anulare di Roma. Ma gli altri? Oscillano tra ignoranza assoluta dei problemi della montagna e la concezione delle Terre Alte come colonie da sfruttare. Luogo dove abbondano risorse naturali da depredare: acqua, energia, legname, pascoli.
È vero che anche il Pd non si impegna più di tanto per inviare sul territorio i migliori proconsoli, però almeno li manda. A gestire quelle risorse naturali che fanno gola ai grandi gruppi; ad occupare gli spazi culturali con manifestazioni autoreferenziali prive di qualsiasi interesse; a gestire sagre e feste al limite del patetico. Ma, almeno, ci sono.
Forse al centrodestra urbano non piace la fatica di salire in montagna, l’odore della natura, la mancanza di smog, la necessità di studiare le tradizioni popolari per avere una base per nuove iniziative culturali. Politici che volevano la “scuola delle 3 i” (inglese, impresa, informatica) hanno evidenti difficoltà a confrontarsi con lingue antiche, piccole e micro aziende famigliari, assenza di una rete per decenti collegamenti online. Meglio lasciar perdere. Meglio delegare al Pd. Montagna, cultura, magistratura, economia.. In fondo basta governare la distribuzione delle poltrone da destinare agli amici e poi, per il resto, governi chi ne ha voglia.