La Cina è meno vicina. Ma, questa volta, è davvero un peccato. Perché il piano presentato da Xi per i prossimi anni, ben oltre i classici piani quinquennali dell’era sovietica, rischia di avere un impatto devastante sulle miopi politiche economiche non solo del governo degli Incapaci ma dell’intera Unione Europea, con poche eccezioni.
Xi punta non più sulla globalizzazione dei mercati – che resta, ma diventa secondaria – bensì sulla rapida e consistente crescita del mercato interno. Più prodotti cinesi per più consumatori cinesi, con una più elevata capacità di spesa. E con una evidente maggiore soddisfazione che permette di ridurre le tensioni.
Questo non significa, ovviamente, la rinuncia all’espansionismo in Africa, Continente perfetto per essere depredato di risorse naturali. E lo stesso vale per l’America Latina, sia per le risorse sia per la possibilità di creare teste di ponte cinesi di fronte agli Stati Uniti.
Dell’Europa, invece, si potrà fare a meno. Soprattutto per ciò che riguarda l’importazione di prodotti destinati alla classe medioalta cinese. Mentre il mercato europeo continuerà ad essere interessante per l’esportazione di prodotti cinesi di bassa qualità e di costo ridotto. Perché gli effetti della disastrosa gestione del Covid impoveriranno gli italiani e gli europei per parecchi anni. E le politiche di sfruttamento e di bassi salari distruggeranno il turismo, penalizzeranno tutti i produttori di fascia media (dall’alimentare all’abbigliamento, dall’arredamento all’automotive) ed obbligheranno all’acquisto di paccottaglia rifiutata dai consumatori cinesi.
E che farà il governo degli Incapaci su ordine degli speculatori internazionali? Introdurrà nuove tasse per pagare i debiti contratti per le odierne politiche dei bonus a pioggia. Le regalie di oggi per impedire le rivolte verranno pagate domani. Anche dai conigli che plaudono alla chiusura dei ristoranti perché, tanto, loro non ci andavano neppure prima. E chissà se, quando arriveranno le stangate, si ritroveranno a piangere sui balconi.