In attesa di capire se il lìder minimo consentirà di svolgere le elezioni comunali di primavera o se, con l’alibi del terrore da virus le posticiperà a data di comodo per conservare la poltrona, i partiti si muovono sotto traccia per individuare i candidati migliori. O i meno peggio. Il Covid ha imposto uno stop alle primarie del Pd, ed a Torino qualcuno spera che la sospensione non sia solo momentanee, in modo che siano le segreterie a scegliere il candidato del centrosinistra, senza quel fastidioso confronto con gli elettori.
A destra, invece, tutto tace. Un silenzio che potrebbe significare che il candidato è ormai deciso: Paolo Damilano, imprenditore del vino e delle acque minerali (ma il gruppo si è ampliato anche alla pasta e ai bar). Una scelta di vertice, ovviamente. Perché pare brutto consultare la base. Ma, una volta deciso il nome, non sarebbe male che il candidato cominciasse a farsi conoscere da quelli che, in teoria, dovrebbero essere i suoi elettori. Partendo, magari, da quei gruppi che dovrebbero anche sostenerlo, organizzare il consenso, impegnarsi in una non facile campagna elettorale per strappare Torino al centrosinistra.
È vero che Damilano sarebbe formalmente un candidato civico, seppur indicato da Salvini. Però alle elezioni si contano i voti, non i fatturati e neppure le amicizie. Ma i voti dell’Unione industriale non sarebbero sufficienti neppure se fossero tutti indirizzati al candidato del centrodestra. E non sarà così, perché il sostegno al Pd non è mai venuto meno. Dunque, se si vuol vincere, occorre sporcarsi le mani.
Occorre uscire dalle comode sale delle associazioni imprenditoriali per andare a convincere chi vive nelle periferie ed è profondamente deluso dalle mancate promesse dell’attuale sindaco, dopo essere stato completamente ignorato dal sindaco precedente. Occorre ignorare i vertici delle associazioni commercianti, legatissimi al Pd, per rivolgersi alla base dei commercianti. Ignorare le segreterie degli artigiani e convincere gli artigiani.
Il Sottosistema Torino non appoggerà mai un candidato del centrodestra, neppure se civico, se espressione della società civile e dei medesimi corpi intermedi. Ma la Torino vera ha ampiamente dimostrato di essere stanca del Sistema e del Sottosistema. Per evitare che si rifugi nell’astensionismo è però indispensabile un candidato che sappia parlare ai cittadini, non di un amministratore delegato che impartisca ordini.
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