La Valle d’Aosta è una delle regioni messe peggio per ciò che riguarda l’emergenza Covid. Però era la regione con la migliore situazione solo pochi mesi orsono. Zero ammalati, zero contagi. Estate senza distanziamento, con pochissime mascherine e moltissimi assembramenti. Eppure, settimana dopo settimana, i contagiati restavano zero. Sia tra i valdostani sia tra i turisti. I “pericolosissimi” milanesi pareva avessero dimenticato il virus a casa. Ed anche considerando i tempi di incubazione, le settimane di attesa, tutto era perfettamente tranquillo.
I turisti se ne sono andati, è trascorso altro tempo e poi, all’improvviso, tutto è saltato. Colpa della riapertura delle scuole? Colpa delle feste dei coscritti? Delle cene nelle tavernette (un’immagine un po’ stereotipata, ma qualcuno ci crede) con un eccesso di socialità? Ciascuno ha una sua opinione.
Ma ciò che manca è una indicazione credibile sulle ragioni dei mancati contagi estivi. Forse se gli esperti a gettone si fossero dedicati alla ricerca, invece che alle crisi isteriche in tv come divetti viziati, qualcosa avrebbero potuto scoprire. Effetto del caldo? Eppure nella ben più calda Sardegna estiva i contagi sono dilagati. Merito del sole? Allora riapriremo le colonie elioterapiche create dal fascismo? Certo non nella Vallée antifà, anti fenicia, anti Neandertal. Ma altrove si possono riutilizzare le strutture abbandonate. Oppure è un fenomeno legato all’altitudine, dal momento che il turismo si concentra ben al di sopra dei mille metri.
Inutile sperare in una risposta dei sedicenti esperti. Pura fortuna, dunque? Eppure una analisi approfondita sarebbe stata utile, anche in vista di una stagione dello sci che non si sa se potrà esserci ed a quali condizioni.