Marco Giampaolo, allenatore di un disastrato Torino votato alla serie B grazie ad un calciomercato indecente, si è giocato il futuro. E non perché la squadra di calcio perde sempre, ma perché ha avuto l’ardire di urlare che il re è nudo. Non una valutazione calcistica, ma una sacrosanta critica contro la scaletta obbligatoria delle apparizioni mediatiche. “Queste conferenze stampa – avrebbe detto Fantozzi – sono una cagata pazzesca!”. E via con gli applausi.
Giampaolo ha usato espressioni molto simili ma, invece degli applausi, sono arrivati inviti a non sbroccare. Perché avrai anche una squadra senza classe e senza cuore (con l’eccezione di Belotti e pochi altri), sarai anche un allenatore modesto, ma non puoi permetterti di criticare il sistema mediatico che sostiene un calcio che non è più sport ma è solo spettacolo per interpreti strapagati.
Perché lo sanno tutti che le conferenze stampa sono una cagata pazzesca. Inutili passerelle di banalità e luoghi comuni. Domande stupide per risposte scontate. Una compagnia di giro che rappresenta la perfetta immagine della crisi del giornalismo e di quello che era uno sport.
Tutto all’insegna del politicamente corretto, per di più. Aggiungendo, dunque, noia a noia, banalità a banalità. Alziamo l’asticella, proseguiamo il percorso, un goal importante, un gioco importante frutto del suddetto percorso, no al razzismo, sì alla pace nel mondo, più pane per tutti.
Basta. Giampaolo, dopo l’ennesima sconfitta, ha spiegato che è tutta una squallida buffonata. Dunque mercoledì sera potrà essere esonerato con il plauso dei giornalisti sportivi che fingono ancora di essere portatori sani di notizie ed informazioni.