Mentre il lìder minimo, come un ladro, firma di notte il milionesimo decreto per mettere gli italiani agli arresti domiciliari e mentre il sedicente ministro degli Esteri cerca di capire con quali Paesi confina l’Italia, nel resto del mondo gli scenari cambiano anche radicalmente. E cambiano pure in aree non troppo lontane.
Se Giggino si fosse dedicato alla lettura, avrebbe potuto imbattersi in un intervento di Stephen Bryen ripreso dal Nodo di Gordio a proposito degli scontri in corso nel Nagorno Karabakh. Per agevolare la Farnesina meglio precisare che si tratta del conflitto tra Azerbaigian ed Armenia, ad Est rispetto all’Italia. Uno scontro che coinvolge in modo esplicito la Turchia, che sostiene gli azeri, ed in maniera meno evidente la Russia in aiuto degli armeni. E fin qui qualcuno al ministero poteva arrivarci, magari non Giggino e neppure il suo sottosegretario che confonde Libia e Libano.
Ma Bryen, senior fellow del Nodo di Gordio, va oltre e spiega che Putin si è stancato del premier azero Nikol Pashinyan e starebbe pensando di sostituirlo. Di farlo sostituire, ufficialmente. Ma è evidente che le decisioni si prendono al Cremlino e non a Yerevan. D’altronde sul terreno la situazione militare non si mette bene per gli armeni che hanno incassato una sconfitta dopo l’altra e che hanno silurato una serie di comandanti.
Gli azeri sono in vantaggio grazie al sostegno turco. La Russia ha provato a frenare Erdogan colpendo una base di guerriglieri filoturchi in Siria, ma ad Ankara non han fatto un plissé. I guerriglieri possono ben essere sacrificati sull’altare di un ben più complesso gioco complessivo. Allo stesso modo Mosca può sacrificare il Nagorno Karabakh per evitare un’offensiva turco/azera che metta a rischio le basi russe in Armenia. E per raggiungere la pace con Baku e con Ankara si può anche sacrificare il premier armeno.
Anche per evitare di complicare il gioco con l’inserimento dell’Iran che potrebbe accordarsi con la Turchia proprio attraverso gli azeri.
Indubbiamente tutto troppo complicato per la Farnesina guidata da Giggino e dal sottosegretario Di Stefano. Eppure proprio l’Italia – nel corso di un convegno organizzato dal Nodo di Gordio – era stata sollecitata dall’ambasciatore azero ad occuparsi del Nagorno Karabakh con una proposta basata sui criteri dell’autonomia del Sud Tirolo. Ma parlare di autonomia ad un governo con un ministro come Boccia, nemico di ogni autonomia, non è più il caso.