Puoi essere ricco fin che vuoi, puoi competere con Bezos, Gates, Zuckerberg, ma se sei cinese devi confrontarti con un partito che è più forte di te. Jack Ma, il creatore di Alibaba, era convinto di poter imitare i padroni di Amazon e delle piattaforme social americane. E, dunque, di poter fare ciò che voleva. Magari, a differenza degli americani, non in ogni parte del mondo, ma almeno in Cina, dove aveva deciso di quotare un’altra delle sue creature, Ant Group, attiva nei pagamenti digitali.
Un’operazione da 34,4 miliardi di dollari per l’11% delle azioni. Semplicemente la più grande della storia. Ma il presidente Xi Jinping ha bloccato tutto all’ultimo momento. Sono cambiate le condizioni, in Cina, e Jack Ma aveva fatto finta di non essersene accorto. Tra l’altro Ma aveva anche attaccato, in precedenza, il sistema bancario troppo ingessato, troppo passatista. Tutto vero, certo, ma a Pechino la politica viene prima dell’economia e le banche rispondono agli ordini del partito comunista. Dunque meglio evitare lo scontro diretto.
Jack Ma si era illuso di replicare gli atteggiamenti dei padroni yankee che sbarcano in Europa e non pagano tasse, o pagano una quota ridicola ed offensiva, e che anche negli Usa fanno ciò che vogliono, sostenendo gli amici loro e censurando gli avversari, abusando della posizione di forza per eliminare la concorrenza.
Pechino, però, non è Washington e, soprattutto, il nuovo piano quinquennale porterà rilevanti cambiamenti. Di cui dovrebbe tener conto anche l’Europa (che poi, con calma, cercherà di spiegarli anche a Giggino ed ai suoi accoliti). Più mercato interno e meno import/export, più economia verde, crescita dei redditi e della capacità di spesa delle famiglie. Un programma che non può tollerare il rischio di una bolla legata al sistema dei pagamenti digitali. Perché è vero che la Cina ha più di 1 miliardo di abitanti, ma un’operazione da oltre 34miliardi di dollari rappresenta pur sempre un rischio.
O, forse, il rischio da evitare è l’eccessivo potere che ne sarebbe derivato a Ma. Va bene il capitalismo come motore di sviluppo dell’economia cinese, ma evitando che si crei un potere alternativo a quello del partito. Proprio gli esempi dell’arroganza di Amazon, di Facebook, di Microsoft hanno frenato Xi. La Cina che ha disegnato il presidente non prevede che un singolo imprenditore possa decidere quante tasse pagare e se pagarle, quale politica sostenere e quale osteggiare. Non sarà Jack Ma a scrivere il piano quinquennale.