Non era difficile da prevedere, lo scontro per la presidenza statunitense tra il repubblicano Donald Trump e il democratico Joe Biden è finito nel caos, con l’attuale presidente che ha già rivendicato la vittoria, denunciando brogli e promettendo di rivolgersi alla Corte suprema in caso venga dichiarato sconfitto. Nel Paese sono permessi anche i voti via posta, che proprio quest’anno sono stati usati massicciamente a causa della pandemia di coronavirus, per evitare folla ai seggi e per tutelare soprattutto le fasce più vulnerabili della società.
L’affluenza è stata da record, circa 160 milioni di persone hanno espresso la propria preferenza, quasi il 67% degli aventi diritto, battendo il primato del 2008, quando per eleggere Barack Obama si recò alle urne il 57,1% degli elettori (131 milioni).
Gli Stati Uniti sono un paese complesso soprattutto quando si parla di elezioni. Non esiste un sistema centralizzato, ad esempio, che si occupa di regolare le elezioni a livello federale, ma sono quasi 4mila i sistemi elettorali presenti sul territorio statunitense. Come ha dimostrato il caso delle presidenziali del 2006, quando Trump vinse su Hillary Clinton nonostante avesse collezionato 3 milioni di voti in meno; o come ha dimostrato il democratico Pete Buttigieg durante le primarie democratiche, proclamandosi vincitore in Ohio nonostante si stessero ancora contando le schede, la politica americana è tutt’altro che scontata quando si parla di vincitori.
Stessa cosa accade con il caso delle presidenziali del 2000 quando, per una decisione della Corte suprema, Al Gore non ottenne il riconteggio delle schede elettorali in Florida, perdendo così le elezioni. . Gli Stati Uniti rappresentano oggettivamente un Paese ricco e potente, attraversato da una triplice crisi: sanitaria, economica, razziale. E resta fortemente diviso tra stati rurali e industriali, tra piccoli villaggi e grandi metropoli, tra repubblicani e democratici.
Le contraddizioni sono molte, basta pensare al Covid: nonostante 8 milioni di contagi e 220mila morti, c’è chi usa la mascherina e segue norme precauzionali e chi nega tutto. La stessa campagna elettorale è stata in qualche modo segnata dal coronavirus: meno comizi e più peso ai dibattiti tv. Dove in particolare nel primo confronto Tv si sono visti due candidati incapaci di dialogare tra loro.
Il sistema elettorale americano è molto lontano da quelli europei. Bisogna tener presente che quasi 60 milioni di elettori hanno già votato, per posta. Un voto postale delegittimato da Trump, che in varie occasioni ha parlato di brogli. È già in corso una battaglia legale su questo fronte, con oltre 300 ricorsi: dunque è possibile che la faccenda finisca alla Corte suprema, che attualmente ha un orientamento conservatore.
Una questione spinosa e Facebook ha annunciato di aver rimosso dalla propria piattaforma un gruppo in rapida crescita dove i fan di Donald Trump avevano pubblicato post dalla retorica violenta e affermazioni infondate che i democratici stanno rubando le elezioni.
Il gruppo, denominato “Stop the Steal”, sollecitava a “scendere in campo per proteggere l’integrita’ del voto” e stava crescendo al ritmo di 1000 nuovi membri ogni 10 secondi, totalizzando 365 mila adesioni in un solo giorno. “Il gruppo era organizzato intorno alla delegittimazione del processo elettorale e abbiamo visto preoccupanti inviti alla violenza da parte di alcuni suoi membri”, ha spiegato un portavoce di Fb. Un dato assolutamente da non sottovalutare è che per le elezioni presidenziali statunitensi si muovono lobby potentissime e gli investimenti per la campagna e la pubblicità sono giganteschi. Nel testa a testa tra Biden e Trump vincerà chi ha più soldi..
Photo credits by Alfio Krancic