Venerdì Crozza potrà divertirsi ad imitare il Doge Zaia che si infila il tampone nel naso per dimostrare come funziona il rapido e pratico sistema di autocontrollo. Poi, dopo le risate, ci sarà da piangere per le domande che ciascuno potrà farsi. La prima è la più semplice e naturale: se i medici della Serenissima hanno assicurato che l’attendibilità è pari al 100%, cosa aspettano i burocrati al vertice della sanità italiana a dare il via libera?
E, da qui, i dubbi seguono a cascata. Il test di auto valutazione del contagio metterebbe fine alle lunghissime code per farsi fare i tamponi in ospedale, liberando una infinità di infermieri. Ma senza code da mostrare in tv e sui quotidiani di servizio, verrebbe meno il terrore di Stato. Come giustificare 15 giorni di arresti domiciliari preventivi di chi ha qualche dubbio, e resta in sempre meno fiduciosa attesa di una visita dei sanitari per un tampone, se sono sufficienti 90 secondi per avere una risposta sicura dal kit acquistato in farmacia?
Forse è proprio questo il problema, il motivo del rallentamento burocratico. Il kit ha un costo di produzione di soli 3 euro. Pur riconoscendo un margine di guadagno ai produttori ed ai farmacisti, a quanto può essere venduto? A 6? A 10 euro? Troppo poco rispetto al giro d’affari dell’emergenza. E poi non bisogna dimenticare che la proposta arriva dal Veneto leghista. Se in tv ci fossero andati Bonaccini o Zingaretti sarebbero già arrivate le proposte per il Nobel o per la santificazione con il beneplacito di monsu Bergoglio.
Zaia, si spera, andrà avanti comunque. Ma gli altri governatori cosa aspettano? Almeno quelli del centrodestra. Beh, si sa cosa aspetta Cirio, presidente del Piemonte: aspetta una decisione del lombardo Fontana, per poi adattarla al Piemonte. Una iniziativa in prima battuta, mai. E neppure una accelerazione sulla scia del Veneto. Che idea, copiare dall’ultimo della classe..