L’Islam come cavallo di Troia per far guerra all’Europa. Sì, ma all’interno del cavallo non ci sono gli islamici e neppure gli islamisti intesi come terroristi. Dentro ci sono i media inglesi e statunitensi, braccio armato degli speculatori che stanno tentando in ogni modo di impedire che l’Europa si saldi come un blocco unico in grado di contrapporsi alla Cina ed agli Usa. Tentativo sacrosanto, perché ciascuno gioca per i propri interessi. Peccato che, soprattutto in Italia, qualcuno giochi contro i nostri interessi.
Così i media, dal Financial Times al New York Times, hanno scatenato una guerra contro Emmanuel Macron, accusato di discriminare gli islamici francesi solo perché ha ribadito la laicità del Paese transalpino. In realtà, contrariamente a quanto finge di credere il Corriere, della libertà religiosa non frega nulla né a Londra né a New York o Washington. L’Islam è solo l’alibi per poter attaccare Macron che si è autoproclamato paladino d’Europa.
Certo, sulle decisioni del presidente dell’Esagono influiscono i suoi aspetti caratteriali uniti alla immancabile grandeur francese ed allo sciovinismo transalpino. Tutto vero. Ma influisce anche la consapevolezza che, con l’imminente uscita di scena di Angela Merkel, l’Europa sarà priva di un personaggio più o meno carismatico ma, perlomeno, capace di prendere decisioni e di provare a realizzarle. Resta solo lui, Macron. Con, sullo sfondo, la non troppo debole Ursula von der Leyen. E basta.
È evidente che l’immagine europea non possa essere affidata ai leader dei Paesi più piccoli, anche qualora avessero grandi qualità, e non è così. La leadership se la giocano Germania, Italia, Francia e Spagna. Berlino non ha ancora trovato un sostituto al livello di Merkel, Roma è alle prese con il ridicolo Conte e le sue false letterine di Natale, Madrid è messa peggio degli altri con il disastroso Sanchez. Resta, dunque, Macron. Che pensa in termini europei, che non deve confrontarsi con mamme piangenti di soldati caduti combattendo in Africa senza indossare le mascherine, che non ha paura di scontrarsi con Erdogan.
Ciò non significa che le sue scelte siano sempre corrette e condivisibili. Per questo servirebbe una politica europea degli altri Paesi, per evitare che gli interessi dell’Europa siano solo quelli di Parigi. Il ridicolo spostamento della linea di confine sul Monte Bianco è reso possibile dalla scelta di Giggino come ministro degli Esteri. Il veto di Ungheria e Polonia sui fondi europei è la conseguenza delle idiozie politicamente corrette degli altri Paesi europei che vorrebbero imporre le proprie scemenze ai due Stati centrorientali.
Ed è su questi contrasti che si inseriscono i media di Usa e Gran Bretagna. Per spaccare il fronte europeo e continuare a dettare la politica ai singoli, deboli, Paesi.