La “destra moderata” non esiste. La “buona destra” serve solo a garantire un briciolo di visibilità a chi la promuove. Nonostante le illusioni berlusconiane, utili per nascondere i suoi scambi politico/affaristici, il centrodestra a trazione moderata è destinato al completo fallimento. In fondo l’ennesima riprova è arrivata dal flop, ed immediata soppressione, del programma su Rai 2 “Seconda linea”, condotto da Alessandro Giuli.
Due puntate, ascolti inesistenti, tutti a casa. Eppure il talk show era fatto bene, con professionalità, con garbo. Nulla da spartire con gli agit prop che conducono analoghe trasmissioni sugli altri canali. Però gli agit prop sono funzionali al sistema di potere politicamente corretto e rispondono alle richieste di un pubblico che vuole il sangue dei nemici. Faziosità come se piovesse, urla, strepiti, 5 ospiti simbolo del pensiero unico obbligatorio ed uno dalla parte opposta per una farsa di pluralismo.
Seconda linea non era così ma non andava bene lo stesso. Il programma ed il conduttore sono stati massacrati dai media di servizio, e sin qui è tutto normale. Ma sono stati ignorati anche dal pubblico a cui si rivolgevano. Mancanza di promozione? Incapacità di lanciare il programma? O, più semplicemente, totale inesistenza di telespettatori che apprezzino la buona destra moderata? I fallimenti di Fini & C farebbero pensare alla mancanza di interesse per un talk show che non sia rappresentativo di una rabbia crescente, di una frustrazione priva di sbocco.
Era già successo, anni fa, con Socci. Una lezione che, evidentemente, non è stata imparata. Così come non servirà neppure questo fallimento.