Nonostante la grande spinta data dal Covid-19 all’intera economia digitale, quello dell’e-commerce resta ancora oggi un settore molto competitivo, e per affrontare questa sfida bisogna dotarsi di pazienza ed ottimi strumenti. È innegabile che le compravendite dei prodotti si stiano spostando online. Il Coronavirus è stato, di fatto, il catalizzatore di questo processo e lo ha velocizzato. Una rivoluzione che, senza Covid, ci avrebbe messo molto più tempo a compiersi. Questa situazione, in brevissimo tempo, ha costretto tutti gli operatori del settore del commercio, dalla grande distribuzione alle medie e piccole attività, a rivedere le proprie strategie e priorità di vendita, dato che la pandemia ha dato il colpo di grazia all’intero settore retail.
Il gigante statunitense Amazon in questi mesi ha generato profitti record, lasciando dietro di sé un mucchio di polemiche. Quelle sulla tassazione, sulle condizioni dei lavoratori impiegati presso i propri magazzini e, appunto, sulla concorrenza sleale nei confronti dei negozi di quartiere. Molti dei quali rischiano di fallire proprio a causa delle restrizioni legate alla pandemia.
Nel secondo trimestre dell’anno l’Istat ha certificato che gli occupati nel commercio sono diminuiti del 5,8%, con una flessione di 191 mila unità rispetto al 2019. Secondo la Federazione italiana di pubblici esercizi di Confcommercio, il 2020 si chiuderà con 33 miliardi di fatturato in meno e 60 mila imprese del settore a rischio. Si prospetta non proprio un bel Natale per il commercio.
Le colpe non sono da attribuire tutte ad Amazon. Purtroppo l’arrivo del Covid ha accelerato un processo, quello dell’e-commerce, che appare uno strumento indispensabile per le nostre Piccole Medie Imprese. Nell’ultimo anno il 70% degli italiani tra i 18 e i 65 anni ha effettuato almeno un acquisto online. Il nostro Governo, piuttosto che ostacolare il processo, dovrebbe chiedersi come mai i giganti del web continuano a sfruttare in loro favore la lacuna legislativa che consente loro di risparmiare sulle tasse spostando il fatturato in altri Paesi.
Una pratica che ogni tanto lo Stato italiano cerca di disincentivare a suon di multe ma, allo stato attuale, questi colossi preferiscono pagare centinaia di milioni di transazioni ogni tanto piuttosto che fatturare nel nostro Paese il giro d’affari riferibile all’Italia. Ragione per la quale diventa sempre più urgente l’introduzione di una Web tax che costringa queste società alle loro responsabilità fiscali.
Non esiste boicottaggio che tenga, la scalata di Amazon non si ferma per decreto. Nel 2020 in Italia l’e-commerce ha generato ricavi per 58,6 miliardi di euro. Secondo il consorzio Netcomm, il settore dell’e-commerce crescerà più dell’economia mondiale raggiungendo un aumento del 55%. Molti settori che fino ad ora sono stati ancora lontani da questi modelli di business, verranno coinvolti in questa rivoluzione digitale. Fra questi il settore gastronomico che si sta orientando verso la distribuzione alimentare tramite la consegna a domicilio.
Nel periodo dal 1 giugno 2019 al 31 maggio 2020, i partner di vendita italiani di Amazon hanno venduto più di 60 milioni di prodotti, in aumento rispetto ai 45 milioni venduti nello stesso periodo l’anno precedente e questo nonostante l’emergenza Covid. E’ quanto risulta dal Report 2020 stilato da Amazon sulle 14.000 pmi italiane che consegnano i loro prodotti con il colosso online. Il rapporto sottoliena che: “questi impatti positivi hanno permesso a queste pmi di creare oltre 25.000 posti di lavoro”.
Una domanda di cambiamento che si scontra con un contesto socio-economico che non è pronto a far fronte a queste nuove tendenze. Su 280 attività di diversi settori considerate solo il 79% possiede un e-commerce e mentre il 37% è abilitato al ritiro o al reso in store di prodotti acquistati online.
Al giorno d’oggi il sito web è una delle prime fonti di guadagno per un’azienda e per questo motivo è necessario che ogni singolo tassello della strategia funzioni perfettamente. Soprattutto quando si parla di e-commerce.
Ma per affrontare questa sfida bisogna dotarsi di pazienza ed ottimi strumenti.
Bisognerà organizzarsi per la futura rivoluzione tecnologica del commercio e sostenere l’evoluzione dei canali tradizionali. Bisognerà affidarsi a professionisti, dovranno essere attivati tutta una serie di strumenti e iniziative che mirano alla crescita della visibilità online e del traffico internet attraverso il marketing su Google, l’utilizzo di content marketing, social advertising e market place generalisti o specifici di settore, senza dimenticare di tenere viva e costante una sinergia forte e completa con le aziende attraverso una formazione costante, mirata ad accrescere sempre più le competenze dello staff interno, in maniera tale da permettere a quest’ultimo di operare in completa autonomia per gestire l’intera fase di vendita online.
È importante convincersi che l’e-commerce rappresenterà il futuro e per tanto piuttosto che ostacolare questo processo il Governo dovrà incrementare politiche agevolate che aiutino i commercianti a essere più competitivi, a internazionalizzarsi e sbarcare sulle piattaforme online. C’è un matrimonio possibile tra il nostro made in Italy e la piattaforma più grande al mondo di e-commerce che può portare frutti sempre più ricchi per le nostre imprese.