Casaggì Firenze, il movimento giovanile vicino a Fdi, ironizza sulla politica dei murales imposta dal sindaco Nardella per nascondere non i muri bianchi ma i disastrosi errori nell’amministrazione della città. Dopo i gommoni per insozzare i palazzi storici, dopo monumenti che ricordano deiezioni canine, arrivano murales che valorizzano la grande cultura fiorentina. Dante? Lorenzo il magnifico? Macché, Mandela e Gramsci.
Comprensibile l’irritazione dei ragazzi di Casaggì. Ma Nardella è stato votato ed eletto dai fiorentini che, evidentemente, apprezzano lo stravolgimento della città, la cancellazione delle radici e della cultura locale. Così come, in altre città ed in altre Regioni gli elettori hanno preferito le destre nella convinzione, evidentemente errata, di ritrovarsi con una cultura di destra. E si sono ritrovati invece con il sindaco di Cinisello Balsamo (di centrodestra) che dedica una piazza, seppur per un periodo limitato, a Sfera Ebbasta, rapper di dubbia fama, solo per fare marketing.
Dunque, quando ripartirà il turismo, vedremo i tour operator internazionali eliminare dalle loro mete Venezia per sostituirla con la visita a Cinisello, vedremo cancellare gli Uffizi ed il Duomo di Firenze per dare spazio ai murales di Nardella.
Non è però colpa di Nardella se, in Piemonte, il centrodestra ha sfoggiato in passato assessori alla cultura come Leo (poi approdato sul fronte opposto) o Coppola. Meno male che non hanno pensato ai murales, se no sarebbero arrivati Gramsci e Mandela. E qualche attuale assessore lo avrebbe probabilmente dedicato a Vincenzo Boccia, ex presidente di Confindustria vicino al Pd.
Forse, invece di lamentarsi per l’indubbia faziosità degli avversari, sarebbe più utile lamentarsi per l’altrettanto indubbia incapacità degli assessori, dei sindaci, dei presidenti regionali della propria area. Perché, per sperare in un mural dedicato dal Piemonte e da Torino a Gipo Farassino o a Nietzsche, probabilmente bisogna aspettare che l’assessore lo faccia un esponente del Pd.