Il Pd romano cerca di non far svolgere le primarie per il candidato a sindaco di Torino della coalizione di centro sinistra, ma Igor Boni, radicale di Più Europa, non ci sta e ha comunque inviato il suo programma per Torino, come previsto dal regolamento congelato. “L’ho fatto – spiega – perché le primarie saranno anche congelate, ma io no e vado avanti”. Al momento non pare che al Pd, subalpino e romano, si stiano preoccupando più di tanto.
Bravo e buono, Igor, ma i consensi per il candidato di Più Europa non sembrano così numerosi da turbare i sonni di Chiamparino e compagni. Giovnòt, lasciaci lavorare. Dura la vita per i portatori di borraccia.
Boni, però, mica si arrende. E, anzi, l’eventuale cancellazione delle primarie sarebbe una fortuna. Perché, senza il rischio di contarsi e pesarsi, potrebbe sedersi al tavolo per partecipare alla designazione del candidato favorito per il successo finale.
E poi la Nuova Torino che propone Boni non è troppo diversa da quella che, con calma, proporrà anche il candidato unico. Una programmazione a livello della città metropolitana, metro 2 come priorità per le infrastrutture, costruire ponti tra periferie e tra le periferie e centro città, riqualificazione ambientale e forestazione urbana, alleanza con Milano e con l’Europa, costruire le condizioni per far restare i tanti giovani che si laureano qui e poi lasciano la città per trovare fortuna altrove.
Peccato che manchi l’autocritica per tutto ciò che non è stato fatto in precedenza. Prima della gestione Appendino. Prima, quando i sindaci erano del Pd e del centrosinistra. Perché la frattura tra le periferie ed i quartieri radical chic non l’ha creata il Movimento 5 Stelle. I ritardi della costruzione della linea unica del metro sono tutti imputabili all’allora Pci. L’alleanza con Milano imposta dal centrosinistra ha portato all’impoverimento di Torino ed al rafforzamento di Milano. Boni è un sostenitore dell’eutanasia, si spera non rientri nei suoi progetti per Torino.