Quando emerse dal nulla il Movimento 5S, dall’attività pubblicitaria del comico Beppe Grillo e dal supporto di Gianroberto Casaleggio, esperto di informatica e strategia di rete, molti presunti acculturati anche di destra videro un’opportunità per scardinare il sistema parlamentare, corrotto da nepotismi e interessi di bottega.
Anche un paio di amici, istruiti ma non colti in filosofia, nonostante le loro esasperanti e mnemoniche citazioni, non ascoltarono i miei accorati appelli – scherzo, esagerando – e snobbarono i miei meno presuntuosi avvertimenti. Ora se ne accorgono, e si lamentano della loro emarginazione.
La creazione del Movimento 5S è stata una operazione antipartitocratica – dagli stessi dirigenti e aderenti rivendicata – perfettamente studiata da quel sistema liberal-capitalista che vede nello Stato sovrano un nemico e nelle rappresentanze ideologiche delle resistenze da abbattere.
Adesso salterà fuori qualche ridicolo scherzo della natura a denunciare il complottismo pericolosamente occultato nel mio ragionamento. Peccato che un complottista di caratura come Milton Friedman, uno che evidentemente i complotti li visualizzava e non pensava certo a denunciarli, disse nei lontani anni ’60 che il mercato avrebbe avuto il compito di limitare al massimo le decisioni politiche. Era, in fondo, l’annuncio dell’antipolitica, la messa fuori gioco delle sovranità e dei governi decisori, attraverso la denuncia delle malefatte che c’erano, senza dubbio, ma che hanno portato, come si suol dire, a buttare via il bambino assieme all’acqua sporca.
In questa visione di catastrofica moralità, un lunedì di febbraio, precisamente il 17 del 1992, entrò a gamba tesa l’operazione “Mani pulite” – prima operazione anticipatrice di quella altrettanto devastante dei 5S – con le conseguenze politiche di messa in stato di accusa non di una classe di governo, ma del valore stesso dello Stato e della Politica, rigorosamente in maiuscolo.
Da “Mani Pulite” a 5S: un percorso di “neutralizzazione del Politico” – per dirla con Carl Schmitt. Sedazione – e, se non si arriva, di controllo e di addomesticamento – della massa, della coscienza comunitaria che ha sempre mobilitato le forze del cambiamento, del desiderio psichico che è sempre la molla che accetta il rischio della rivoluzione.
Detto ciò, riassumiamo.
Lo Stato è un’entità politica che prevede una sovranità che decide, la quale a sua volta prevede delle forze pure antagoniste, ma con una visione del mondo ed una forza di rappresentanza che si esprima nello scenario internazionale delle Nazioni.
Questa neutralizzazione in cui siamo immersi ha negato prima il valore della politica, poi ha liquidato il senso stesso dello Stato, infine ha fatto scomparire la più labile resistenza di sovranità.
Non più politici, né statisti, ma mediocri e pervicaci gestori del potere, insignificanti e dannosi amministratori della quotidianità.
In sostanza, non hanno vinto i 5S, ma il liberal-capitalismo, di cui sono servi sciocchi, presuntosi e terribilmente fallimentari.