È stata una strana campagna elettorale quella che ha portato alle elezioni del 4 marzo
Un confronto tutto verticistico durante il quale i leader dei vari partiti e partitini hanno fatto a gara, per non dire a gomitate, per farsi invitare dalle varie televisioni per comparsate nel corso delle quali poco hanno spiegato dei loro programmi e molto hanno attaccato gli avversari.
Colpa della legge elettorale che va sotto il nome di Rosatellum II
che ha di fatto escluso dall’agone politico i candidati, fatta eccezione per quelli indicati nei vari collegi uninominali. Di fatto gli incontri con gli elettori sono stati piuttosto limitati. I capipartito hanno girato parecchio e fatto diversi incontri. Ma la maggior parte di questi si sono svolti in sale conferenze e in teatri, secondo il principio in base al quale pochi ascoltatori possono riempire un teatro ma rendere pressoché vuota una piazza.
Sono ormai lontani, infatti, i tempi i cui i segretari dei partiti storici si concedevano bagni di folla nelle piazze delle principali città italiane, da piazza San Carlo a Torino a piazza Duomo a Milano, da piazza del Plebiscito a Napoli a piazza del Popolo a Roma.
Eppure ciò non è stato determinato da un disamore nei confronti delle elezioni, perché l’affluenza al voto è stata comunque importante.
Qualcuno potrebbe pensare che il tempo non era poi così clemente da spingere sostenitori o semplici curiosi a uscire di casa per partecipare a qualche manifestazione pubblica.
Ma che cosa dovremmo pensare, allora, dal fatto che Vladimir Putin, poco più di una settimana fa, sia riuscito a radunare allo stadio Luzhniki di Mosca qualcosa come 130.000 persone? Forse che nella capitale sovietica fa meno freddo che a Torino, a Milano o a Roma?