Nel XX secolo l’incantatore di serpenti era una professione molto diffusa in India per promuovere il turismo nei festival culturali d’oltreoceano e anche per la maestria e il coraggio nel saper domare i rettili più pericolosi al mondo
Ma, come in tutte le cose, c’è sempre un trucco. Per renderli più innocui venivano rimosse le ghiandole del veleno e a volte anche le piccole zanne, di modo che ci si potesse curare con i metodi tradizionali nel caso si venisse morsi.
Se Bill Brewster e Frank Broughton sostengono che i primi disc jockey furono gli sciamani nel loro libro “Last Night a Dj saved my life”, perché quindi non accostare l’incantatore di serpenti alla figura del politico italiano?
Togliete la barba lunga ed il turbante e sostituiteli con completi di alta sartoria e dopobarba costosi, otterrete quindi l’incantatore 2.0, che non si serve di un flauto fatto con una zucca, detto pungi o bin, ma di promesse elettorali. E il serpente, come da copione, sono gli elettori.
Ma cosa rende l’elettore “mansueto” (se così si può dire) nei confronti dell’incantatore? I sentimenti
Come nel cobra, in realtà sordo, il flauto rappresentasse una minaccia e quindi spingesse il rettile ad ergersi per la paura, l’incantatore moderno si insidia nelle emozioni popolari, fino ad arrivare alla pancia del paese. Già perchè se si arriva esattamente in quel punto, si perde il consueto raziocinio ed è di conseguenza molto semplice raggiungere il proprio scopo.
La paura, la frustrazione sono sentimenti molto potenti, e sono sempre più divampanti, e lo hanno dimostrato i risultati delle ultime elezioni.
Sfruttare i luoghi comuni, come la paura di tutto ciò che è diverso, o di tutto ciò che è semplicemente distante dal nostro modo d’essere, e quindi non compreso, quando noi viviamo in un momento in cui abbiamo un estremo bisogno di lucidità e concretezza per uscire da una crisi che si prolunga ormai da anni.
Da qui sono ricomparse diverse figure della nostra infanzia, tra cui spicca “l’uomo nero”, quello che tanto ci spaventava, e la sua influenza su di noi veniva contesa ad armi pari dal “buio”.
Solo che, ultimamente, hanno cambiato aspetto
“L’uomo nero” non è più quella figura indistinta che ci rubava il sonno se non ci addormentavamo subito, ma sono i clandestini, gli immigrati clandestini che invece del sonno rubano e basta, indistintamente;
Il “buio” invece è l’incertezza di un futuro che non riusciamo a vedere. Assunzioni che non arrivano mai, stipendi, pensioni, debito pubblico, PIL che non cresce, tasse…
Quindi perché girarsi dall’altra parte, quando abbiamo qualcuno davanti a noi che parla una lingua che conosciamo? Fa più paura un governo tecnico, che una promessa elettorale.