Ieri sera, intorno alle 20:30, al buio, con qualche bisbiglio e scongiuro, è iniziato il 71esimo Festival della Canzone Italiana. Per la prima volta in settanta anni di Festival, la dedica principale è stata fatta a un personaggio sui generis. Sto parlando del paese reale, destinatario della lettera iniziale di Amadeus, quello che “sta lottando per ritrovarsi”. Una dedica all’attuale situazione era necessaria, anche in un evento che dovrebbe rallegrare e far pensare ad altro (almeno per qualche ora). L’ilarità ha preso il posto della serietà grazie alla moltitudine di ospiti e di performances di ogni genere.
La kermesse senza pubblico
Nonostante l’evento si sia verificato senza pubblico, questo non è stato motivo d’imbarazzo agli occhi dello spettatore. Non nascondo, però, la sensazione di vuoto che ho provato in prima persona nel vedere quelle poltrone non occupate. Tale percezione di sgomento è stata subito sostituita dall’atmosfera di spensieratezza data dall’entrata scenica di Fiorello e dei suoi “21 kg di mantello”. Un’entrata eseguita in maniera tutt’altro che sobria, ma d’altronde Sanremo è uno show, oltre che essere una competizione canora. Ancora una volta Fiorello si conferma un vero e proprio mattatore televisivo, in grado di sdrammattizzare l’attuale situazione e Amadeus che lo segue in maniera impeccabile. Un duo, oserei dire, affiatatissimo.
La competizione canora
Ritengo sia troppo presto pronunciarsi sulle canzoni in gara, dal momento che non sono state presentate nemmeno tutte. Non nego una simpatia per il gruppo dei Maneskin: un look e una canzone che emula i Rolling Stones. Per non parlare della performance, con tanto di cartonati, di Max Gazzè. Ha inserito riferimenti cinematografici (basti pensare all’iniziale frase “si può fare” del film Frankenstein Junior) storici, impersonando l’uomo dal “multiforme ingegno” Leonardo Da Vinci con un numero sulla schiena (come se facesse parte di una squadra di calcio).
Non fa parte della competizione, ma anche Achille Lauro merita un commento sulla sua performance. Un Renato Zero 2.0 che allo stesso tempo s’ispira al Duca Bianco.
Last but not least, il tandem Ibra – De Angelis: il primo è un personaggio, oltre che essere un calciatore, accompagnato da una donna (classe 1995) che, definirla versatile è riduttivo!