Se Bon Iver non va dagli italiani, gli italiani vanno da Bon Iver.
Siamo stati a Berlino Per il concerto di Bon Iver (progetto del cantautore americano Justin Vernon) al Max Shmeling Halle.
Il 26 ottobre per noi di FM 87.82 è iniziato alle 5 del mattino.
Partenza da Torino con non pochi problemi e nonostante tutto arrivo a Berlino in mattinata
riuscito in piena regola.
Con un tram raggiungiamo il palazzetto per il concerto, nonostante il grande afflusso di persone (data sold out) non facciamo nemmeno 2 minuti di coda ed entriamo per andare a conquistare il nostro posto fronte palco.
Dopo circa un’ora di attesa, Vernon sale sul palco accompagnato da un gruppo di musicisti che si sono rivelati poi superlativi.
Un silenzio totale cala insieme allo spegnersi delle luci e inizia “22 (OVER S∞∞N)”, che è anche la prima traccia del disco “22, A Million”.
La doppia batteria sul palco dà una potenza alla parte ritmica che forse nelle tracce in studio non emerge particolarmente, ma il bello dei live è proprio anche questo.
Le luci della coreografia sono a dir poco spettacolari, a tratti sembra che le Tracce di Bon Iver vengano suonate in mezzo ad un campo di fiori che sbocciano a comando del tecnico e il tutto risulta essere veramente ipnotico.
Le tracce che seguono alla prima sono le stesse dell’album ( “10 d E A T h b R E a s T ⚄ ⚄“ , “715 – CRΣΣKS“ , “666 ʇ“ e “29 #Strafford APTS“ ).
Dopo le prime esibizioni delle tracce più recenti, prima dell’intervallo, Vernon si lascia andare in alcuni classici di repertorio, tra i quali non possiamo fare a meno di citare “Blood Bank” eseguita con un trasporto di emozioni che è sempre più raro vedere tra artisti di calibro che esauriscono palazzetti.
Dopo circa 20 minuti di pausa, inizia il secondo tempo e le note di “Perth“ riconquistano il silenzio in un secondo.
Durante il concerto è stato suonato per intero l’ultimo lavoro del progetto ormai considerato “folktronic” che ha consacrato definitivamente Vernon come grande genio musicale.
Come in ogni concerto che si rispetti, non mancano le tracce di grande richiamo anche
nel secondo tempo, in questo caso sono state “Holocene” è una versione di “creature fear” alla stregua dei migliori festival elettronici internazionali.
Non hanno potuto sottrarsi da un bis chiamato a gran voce dai presenti che proprio non ci stavano a veder finire il concerto così, quindi l’encore di “Calgary” e “Skinny Love” hanno chiaramente sistemato tutto dando definitivamente la piena soddisfazione ai presenti.
È stata un’esperienza a metà tra il surreale e il perfezionismo musicale, in un genere ancora quasi del tutto inesplorato che in Italia fatica ad arrivare forse perché soffocato dalle mode del momento.
Una cosa è certa, Bon Iver non è moda, non è convenzionale ma a noi piace tantissimo e di sicuro un paio di biglietti per il prossimo tour europeo sono già nostri, magari in una capitale europea tutta da scoprire.