Il fuoco, per divampare, ha bisogno di una prima scintilla. Come la speranza. Meno di un anno fa, sulle montagne del Trentino, il centro studi Vox Populi e il think tank Il Nodo di Gordio avevano lanciato il progetto “La speranza divampa” come auspicio, in collaborazione con L’Uomo libero di Walter Pilo e il Cnr, per un rilancio della questione montana in Italia.
La scintilla, progressivamente, si è trasformata un un piccolo fuoco che, però, si è allargato. Dal Trentino all’Abruzzo, perché la questione delle Terre Alte non è solo alpina.
Il 24 aprile sarà la volta del Sud Tirolo che si apre a un confronto sul turismo sostenibile. E già nel termine “sostenibile” si nota una prima fondamentale indicazione su quale deve essere il percorso corretto per le Terre Alte. Non un turismo di rapina, non una cementificazione senza sosta, non una distruzione delle ultime vallate incontaminate per accogliere nuovi impianti di risalita impattanti e, dunque, per nulla sostenibili.
Questo non significa rinunciare allo sport, neppure a quello di massa. O ai grandi eventi internazionali come Olimpiadi invernali o mondiali di sci.
A Bolzano verrà presentato il modello di sostenibilità dei grandi eventi predisposto, con successo, da Cortina. Però, proprio perché il turismo è anche altra cosa e, soprattutto, è altra cosa vivere in montagna tutti i giorni, il confronto verterà anche sui temi che erano stati individuati dal progetto La Speranza Divampa. Dunque la possibilità di portare l’innovazione in montagna per tutto ciò che riguarda il lavoro, a partire da nuove forme di agricoltura. E poi la sanità, alle prese con la cancellazione degli ospedali e dei presidi sanitari in nome dei risparmi imposti dai bilanci e dagli euro burocrati.
Ma si discuterà anche di cultura, elemento fondamentale poiché, senza una cultura propria viva e diffusa, le Terre Alte si trasformano in un banale parco giochi su terreno inclinato a disposizione di chi arriva nei fine settimana per respirare aria pulita.
È proprio sul piano culturale che deve divampare non solo la speranza ma anche la sfida. E la montagna non può permettersi di perderla, questa sfida, perché in caso contrario si vedrebbe spogliata di tutto il resto.
Se si rinuncia a tutelare cultura e radici, si va incontro alla desertificazione provocata dalle multinazionali che strangoleranno le piccole imprese locali per poi acquisire le attività a prezzi stracciati. E a quel punto le Terre Alte saranno trasformate in villaggi vacanza dove i montagnard potranno lavorare come addetti alle mansioni di minor impatto con i turisti.
Photo credits by Augusto Grandi
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