WhatsApp, call zoom, video, vocali, FB Twitter…e l’ eterna tv.
E noi soli davanti a un video più o meno grande, seduti su un divano a guardare la smarTV con uno smartphone in mano con il quale si può, senza muovere un passo o proferire verbo, comprare un’ altra TV ed un altro divano, diventare un polemista sui social, sperimentare il metaverso… chiacchierare con Alexa. Noi no: “Mercoledì sera a casa di Manu” si è assistito ad un esperimento tecnologico di altissimo profilo, realizzato attraverso il ricorso a strumenti innovativi sui quali stanno già lavorando diversi startupper.
Evento straordinario. Attraverso una sistema ecosostenibile di comunicazione che garantisce un livello di privacy altissimo: biglietti scritti a mano su carta con penna a sfera BIC originale, destinati ai vicini di casa (per i neofiti sono quegli individui fatti di carne e ossa che si incontrano a volte nell’ androne d’ingresso della propria abitazione a cui si parla per grugniti), telefonate fatte a voce diretta (per i neofiti digiti il numero sul telefono e parli direttamente con la persona) ricorrendo in alcuni casi alla procedura “invito a voce diretto” si è realizzato l’ evento “Presentazione del libro di Giuseppe Culicchia – La bambina che non doveva piangere” l’ evento si è svolto ” A casa di Manu” presso il Mulino Feiles, nel luogo fisico dove nacque Assemblea Teatro e dove Mario Merz iniziò a creare i suoi igloo, in presenza fisica dell’ autore e di una variegata compagine di ospiti.
Incontrarsi per una sera tra individui dotati di quell’ antica capacità di saper parlare per condividere e confrontarsi anche se si è stati un tempo su opposte barricate in opposte fazioni è cosa rara.
Tema duro: gli anni di piombo, la storia di una famiglia piena del dolore che provoca la Storia con la S maiuscola quando entra nelle piccole storie quotidiane e le trasforma.
Culicchia racconta di sua zia, mamma di Walter Alasia, brigatista ucciso nel cortile della casa dove giocava da bimbo, da due poliziotti, anch’ essi uccisi dallo stesso Alasia… E la memoria irrompe in chi quegli anni li ha vissuti o ne ha sentito parlare. Gabriele Ferraris ora al Corriere della sera e Culicchia alla Stampa dialogano con Augusto Grandi, che pare ai tempi non fosse di Lotta Continua e Paolo Pazzi di Orlando Magazine e Ballario scrittore un tempo esponente della Nuova Destra torinese e Claudio Volante custode della memoria dei giovani della destra morti negli anni di piombo e Roberto Ravello che ricorda gli anni del Fronte e del Fuan di Manu e di un giorno lontano in cui un convegno su Céline aprì sei telegiornali per la violenza con cui fu accolto.
Si parla del senso di appartenenza, della voglia di partecipare, di cambiare, propria di un tempo trascorso e comune alle diverse fazioni e di come oggi manchi tutto ciò, di come si è più soli. Siamo monadi isolate che vivono in modo sempre più alienante ci conferma Marco Iudicello, Neuropsichiatra… e poi voci su voci, ognuno il con il suo pensiero, ognuno arricchisce la serata che si protrae oltre la mezzanotte.
Proprio il 26 di aprile si discute di quegli anni pieni di violenza, di sangue, di eroina, gli anni della tensione, pieni però di energie, di forza, di desiderio di affermare valori idee ideali. Una serata di confronto da cui siamo usciti tutti più ricchi. Con le sinapsi attive, concordi nell’ affermare che servono più ” Mercoledì a casa di Manu” per tornare a parlare di cultura, di Politica, di letteratura, oltre la cancel culture, il politicamente corretto ed il dirompente appiattimento di questa società digitale.