Notiziona! Persino la Stampa si è accorta che “la ministra” Azzolina risulta del tutto inadeguata – per usare un eufemismo – al ruolo che ricopre al Ministero della Pubblica Istruzione.
Lo fa con un articolo di prima pagina, pubblicato venerdì 15 maggio, a firma di Chiara Saraceno, sociologa ed insegnante universitaria, già prestigiosa firma de La Repubblica.
Non si tratta pertanto di un personaggio “grossolano e primitivo”, come Mattia Feltri ha definito chi esprime le proprie opinioni sui social, nel suo “Buongiorno” pubblicato sul numero precedente.
Nel suo articolo “La scuola ha tradito i più deboli”, la Saraceno accusa l’Azzolina di essersi preoccupata, in questo periodo di chiusura delle scuole, soltanto del “mantenimento del calendario scolastico, [del]la garanzia che nessuno sarebbe stato bocciato e [del]la valutazione degli apprendimenti”.
“La ministra” avrebbe ignorato tutto quanto sta intorno a queste questioni: dai ritardi di settimane prima che le scuole, in mancanza di direttive ministeriali, si attivassero per mettere in piedi la didattica a distanza, alle differenze abissali che tale modalità ha creato tra i diversi istituti, i vari livelli di insegnamento, le possibilità di collegarsi ai sistemi informatici, la preparazione degli insegnanti, il coinvolgimenti delle famiglie, e così via.
L’unico intervento è stato quello di far arrivare, qua e là, qualche tablet a chi non lo possedeva, senza però preoccuparsi dei costi di collegamento e delle difficoltà di connessione che coinvolgono ancora gran parte dei piccoli e medi centri abitati.
Ciò avrebbe causato, sempre secondo la Saraceno, il pericolo che “in un Paese in cui la dispersione scolastica è molto elevata […] il rischio dell’abbandono e della demotivazione da parte di molti studenti (sia) aumentato esponenzialmente”.
Nell’articolo si attacca anche la fantasiosa ipotesi secondo cui, a fronte di una promozione generalizzata di tutti gli studenti, il recupero delle materie insufficienti del primo quadrimestre dovrebbero essere recuperate nei primi quindici giorni di settembre. Ciò, dice la Saraceno, sarebbe “una delegittimazione dell’utilità della didattica ed una tragica presa in giro”.
Un giudizio nient’affatto tenero nei confronti della titolare del dicastero di viale Trastevere, che già nel corso delle sue numerose apparizioni televisive sembra più preoccupata di avere un trucco impeccabile, a partire dai colori sgargianti dei suoi rossetti, che non di comunicare idee chiare e praticabili per colmare il vuoto di questi mesi di chiusura forzata e per consentire a settembre alle scuole di riprendere la loro attività.
Intanto, nel decretone “Ripartenza” – che dovrebbe almeno partire , prima ancora di ri-partire – si promettono quarantamila nuove assunzioni. Come, dove e in che modo dovranno agire non è dato sapere. Tanto a famiglie e studenti interessa soprattutto di non perdere l’anno, no? Quanto poi all’imparare qualcosa, pazienza se tutti avranno perso sei mesi della loro vita. Alla faccia di tutti quegli insegnanti che si sono fatti in quattro per far giungere via social qualche nozione ai propri studenti.