Non potevano mancare le polemiche per un terreno che il Comune di Torino ha svenduto per favorire la costruzione di una moschea e di un centro islamico. Ma le polemiche possono riguardare esclusivamente il prezzo di vendita poiché, almeno in teoria, il progetto prevede anche uno studentato, una biblioteca e spazi aperti a tutti i cittadini. In realtà anche sul prezzo è difficile indignarsi, perché è vero che è estremamente basso, ma è altrettanto vero che l’area dell’ex stabilimento Nebiolo era abbandonata da tempo e nessuno di chi si lamenta aveva messo sul tavolo gli stessi soldi per un progetto alternativo credibile.
Dunque, in teoria, va tutto bene. Il problema è la pratica. Perché il nuovo centro islamico andrà a collocarsi in un’area dove la delinquenza di importazione è già perfettamente libera di agire. Indisturbata, ovviamente. Perché l’ex capitale sabauda è politicamente corretta e non disturba i nuovi imprenditori impegnati nelle attività di spaccio o di sfruttamento della prostituzione.
Una moschea ed un centro culturale islamico, però, potrebbero rappresentare un polo alternativo alla delinquenza (anche se la mafia nigeriana è cristiana, non islamica). Potrebbero svolgere una funzione di recupero e di integrazione senza sradicamento. Dipende, ovviamente, da chi la gestirà. Torino non ha bisogno di burqa, di integralisti, di gente che cerca rivalse nei confronti di chi ha accolto i nuovi arrivati. Non ha bisogno di idioti che protestino per i canti di Natale o per il salame nei pranzi scolastici. Di ottusi che pretendano di essere ospitati e di cambiare le tradizioni di chi li ospita.
Sul fronte opposto, però, sono ridicole ancor più di patetiche, le rimostranze di chi teme un affronto alle radici cristiane ripetutamente ricordate da Berlusconi. Le chiese di Torino sono desolatamente vuote, i seminari pure. Il papato di monsu Bergoglio ha distrutto ciò che restava della comunità dei fedeli, i suoi seguaci in terra subalpina riescono persino a fare di peggio. Ed allora la crociata contro la nuova moschea assomiglia molto ai “falli da frustrazione” nel calcio: l’avversario sta dominando, ti ha ridicolizzato e tu, non sapendo più che fare, gli rifili un inutile calcione.
I cristiani torinesi sono ridotti in queste condizioni. Per colpa del Papa e del clero locale, non delle moschee che verranno costruite. E non basta consegnare le chiese cattoliche agli ortodossi, come si sta facendo, per risolvere i problemi della mancanza di fedeli. Troppe chiese e pochissimi seguaci di Bergoglio. Se l’Islam attira più fedeli, qualche domanda in Vaticano dovrebbero porsela.