Il calo dei prezzi delle abitazioni è una buona notizia per chi deve comprar casa, meno buona per chi deve venderla. Ma l’andamento dei prezzi è anche un indicatore della situazione di ogni città. I prezzi salgono quando una località è ambita, è attrattiva. Calano quando le prospettive sono poco rosee. Il sito Enordovest, di Rodolfo Bosio, riporta alcune notizie relative all’andamento nell’ultimo trimestre del 2020. Dunque in piena pandemia. E mentre tutti gli organi di informazione attaccavano la Lombardia per la pessima gestione dell’emergenza.

Eppure, sottolinea Enordovest, nel quarto trimestre a Milano i prezzi delle abitazioni aumentano, su base annua, del 7,4%, confermando una crescita sostenuta sebbene in decelerazione rispetto al trimestre precedente (era +12,%). A Torino e a Roma, invece, i prezzi delle abitazioni sono in calo (rispettivamente del 2% e dello 0,5%).
Strano. Perché i media di servizio subalpini avevano pronosticato una crisi probabilmente irreversibile per il capoluogo lombardo. Proprio per il tipo di economia milanese particolarmente colpita dalle restrizioni imposte da Speranza. Mentre la Torino manifatturiera si difendeva meglio, poiché le fabbriche avevano continuato a produrre.
E invece arrivano i dati – quelli veri, non quelli addomesticati per accontentare il Sottosistema Torino – e si scopre che, ancora una volta, la realtà non è quella che viene raccontata. Manifattura o meno, la città non attrae più nessuno. È spenta moralmente e non potrebbe essere altrimenti, considerando la qualità di chi dovrebbe accenderla. Personaggi banali trasformati in guru culturali dai media di servizio, ma senza alcuna capacità di incidere al di fuori della Ztl.

D’altronde la campagna elettorale per il nuovo sindaco rappresenta perfettamente il livello delle oligarchie subalpine, di quella che si ostina a considerarsi “classe dirigente”.