Paolo Damilano, secondo Lo Spiffero, avrebbe chiesto ad un istituto di ricerca di valutare le sue chances di successo come candidato sindaco di Torino per il centrodestra. Giusto, meglio sapere a cosa si può andare incontro. Soprattutto se non si è torinesi e se, a Torino, si è alla guida della Film Commission per nomina del centrosinistra. Per il resto Damilano è un ottimo imprenditore nel settore vinicolo ed in quello delle acque minerali. È sufficiente per fare il sindaco di una grande città?
La stessa scelta di puntare su un sondaggio invece che su un confronto con la base dei partiti di centrodestra è illuminante. Si vende un sindaco come un qualsiasi prodotto, l’importante è il marketing. Che si tratti di una bottiglia di Barolo o di un programma elettorale. Poi, se dalla ricerca di mercato dovesse emergere una possibilità di successo, il candidato del centrodestra che piace a sinistra si degnerà (forse) di incontrare quelli che dovrebbero impegnarsi a sostenerlo.
Ma il programma, ça va sans dire, lo scriverà l’ufficio marketing, mica i militanti. Chiamati esclusivamente ad applaudire, ad attaccare i manifesti, a distribuire volantini nei mercati rionali. Ideologia? Zero, ovviamente. Nessuna politica, solo amministrazione. Torino da vendere, non da far crescere. Anche con questa visione, però, non mancano i problemi. Perché Damilano, in azienda, si può circondare di manager capaci e competenti, pagandoli il giusto. Gli assessori, in caso di improbabile vittoria, dovrebbe sceglierli tra i politici locali. Quelli che non sono in grado di esprimere un candidato credibile e neppure di fare un’opposizione decente e non irrilevante.