È più forte di loro. Quando il centrodestra mette le mani sulla cultura combina pasticci. E riesce a sbagliare tutto persino quando la gestione culturale riceve il plauso degli avversari politici non per aver eseguito gli ordini della gauche caviar ma per la qualità del lavoro svolto. È ciò che si è verificato in Trentino con il centro culturale Santa Chiara. Il più importante della provincia autonoma e nulla a che fare con l’omonimo ospedale al centro di una brutta vicenda interna.
Dunque il Santa Chiara cultura è riuscito ad organizzare manifestazioni di successo nonostante la banda Speranza e la assurda gestione della pandemia. Tenendo, per di più i conti in ordine e dimostrando che quando si lavora su iniziative di qualità la maggioranza di centrodestra riesce a collaborare senza difficoltà con la minoranza indicata dal centrosinistra.

Troppo bello per durare. Così, a rovinare l’idillio provvede una componente del consiglio di amministrazione, in quota centrodestra. Che si schiera contro tutti gli altri non per difendere un progetto, una proposta, un’iniziativa, bensì per accontentare un curioso personaggio che, dall’esterno, è da tempo in guerra con il Santa Chiara.
D’accordo, una scivolata può capitare a tutti ed i colleghi del Cda sono persone di cultura, non killer assetati di sangue. In fondo basterebbe chiedere scusa e riconoscere di aver sbagliato. Macché, la signora insiste, si arrabbia. Logica vorrebbe che, a questo punto, la politica intervenisse rimuovendo e sostituendo la componente del Cda. Un briciolo di decisionismo per risolvere un piccolo problema che, invece, cresce e si incancrenisce.
Il centrodestra tace, sperando che i problemi si risolvano da soli, gli altri componenti in quota centrodestra si innervosiscono e la minoranza decide di agire. Spiegando che non parteciperà più alle riunioni del consiglio di amministrazione sino a quando l’ostacolo non verrà superato. Con le dimissioni della signora o con una rimozione dall’alto. L’alternativa sarebbe il commissariamento che rappresenterebbe uno smacco per la giunta a guida leghista della Provincia.