La mattina di ferragosto un gruppo di talpe ha fatto capolino in un giardino dove stavano imbandendo per la grigliata: subito si sono preoccupate perché pare che i mucchietti di terra rovinino il manto erboso pettinato di cui l’umano fa sfoggio con i suoi simili.
Le talpe sanno bene quanto sia importante l’estetica per gli umani e si apprestavano a un rapido interramento per evitare qualche spruzzata di talpicida.
In realtà l’umano indaffarato nei preparativi non se ne era accorto.
Un cane sì: fatti i soliti convenevoli, tirate due zolle di terra, un po’ di nascondino nelle gallerie, insomma i rituali di socializzazione, si sono udite le voci umane che si scambiavano considerazioni sui problemi che da ormai sei mesi si stanno ammucchiando (voi dite accavallando).
Pare che, chi lavora, tema di guadagnare meno e di dover modificare le sue abitudini quotidiane (“questo sarebbe proprio un incomodo, Bepi”),
Pare che, chi lavora, tema di non poter più lavorare come prima (cosa che gli interessa poco se non fosse che teme che incida sul suo guadagno, salvo sussidi),
Pare che, chi non lavora, tema di perdere gli aiuti (non teme nemmeno di trovare un lavoro, tanto quello dicono che non c’è),
Pare che gli anziani temano di non essere protetti e magari di finire sacrificati per assicurare gli scarsi benefici ai più giovani (pensieri legittimi osservando la griglia che rosola),
Pare che chi studia tema di non poter riprendere a studiare come e quanto prima (che è l’obiettivo neanche celato di chi non studia o non ha studiato),
Pare che chi ha finito di studiare non sappia esattamente se e quando potrà cominciare a lavorare (beati ingenui: a scuola non vi hanno proprio insegnato niente. L’obiettivo sono gli aiuti (che nobilitano), non il lavoro (che rende l’uomo al pari di una bestia)),
Pare che tutti non sappiano se la diffusione del contagio sia in corso, in aumento e che evoluzione avrà in autunno (credono che lo sappia solo il comitato tecnico-scientifico),
Pare che non ci siano molti soldi da utilizzare per le iniziative che possono essere celebrate con i fuochi di artificio, i nastri da tagliare, i discorsi dal podio, le foto, le strette di mano, le parate di notabili, i ringraziamenti paralleli incrociati gaussiani: irrinunciabili davvero,
Pare che i soldi che sono stati imprestati debbano essere utilizzati esclusivamente per migliorare il servizio sanitario (e i sussidi per i monopattini e le bighe satellitari?),
Pare che siano tutti preoccupati ma piuttosto contenti che sia finita così (le talpe e il cane non riuscivano a udire bene e forse hanno perso qualche parola, perché così come l’hanno sentita pare una … affermazione troppo umana),
Pare che siano tutti in vacanza e parlino di ciò (spiaggia, bar, ombrelloni, bocciofile, stadi senza pubblico: i corpi intermedi del nuovo millennio),
Pare che stiano tutti aspettando di tornare dalle vacanze per continuare a parlare di ciò (sicuramente meglio che lavorare e cercare soluzioni).
Il cane e le talpe hanno capito che in quel giardino erano comuni a tutti gli umani sentimenti di panico contrastati con l’indifferenza giustificata dalla rassegnazione alla burocrazia (il neo-fatalismo del ventunesimo secolo). Non che gli umani ne siano consapevoli e se lo confessino in modo chiaro; ma i non-umani sono sufficientemente intuitivi per comprendere anche il parlare masticato tra una costina e due spiedini.
Nel frattempo si era fatta una certa senza avere ancora pranzato: quando il cane stava per andare verso la ciotola (temendo che venisse rassettata anche lei) e le talpe stavano tornando sotto terra (temendo che i vermetti andassero a farsi la loro scampagnata ferragostana) – vedete che ognuno ha i suoi timori – si sentono gli umani che si danno appuntamento per continuare a parlare degli argomenti che li appassionano: “allova, a più tavdi, cavi, il mio pvato vi aspetta pev due bollicine: ho detto tutto, n’è vevo?”
Finale:
gli umani hanno tvascovso (sorry guys, mi sono troppo immedesimato: trascorso, intendevo) un pranzo conviviale e si sono dati appuntamento per un finale di giornata spumeggiante, sempre all’interno del recinto del manto erboso pettinato;
le talpe hanno fatto i loro mucchietti che hanno consentito di mettere il naso fuori dalle tane e hanno capito degli umani ciò che non dicono e non fanno.
D’altra parte è ben difficile capire il mondo senza uscire di casa propria: la sensazione, infatti, è che i giardinieri (coloro che occupano il recinto) non abbiano capito e non abbiano la più pallida idea di cosa fare, se non gli affari propri.