Che belle le rivolte popolari, quando le organizziamo noi. Che orrore le rivolte popolari se sono organizzate contro di noi. L’ipocrisia emerge in tutto il suo splendore in ciò che sta succedendo in Niger. Francia e Stati Uniti tuonano contro il colpo di stato che ha cacciato il governo democraticamente eletto. E contro le proteste di piazza che mettono in dubbio il diritto di Parigi a mantenere un ruolo di potenza coloniale.
Però andava tutto bene quando le “rivolte colorate” finanziate da Washington avevano abbattuto il governo democraticamente eletto a Kiev. Ma era un governo filorusso e, dunque, poteva essere abbattuto. Così come erano sacrosante le rivolte nei Paesi arabi ed in ogni parte del mondo quando seguivano le direttive atlantiste.
Guai, però, ad abbattere i governi che piacciono a Washington, a Soros, ai loro maggiordomi. Allora la sovranità nazionale diventa un optional. E la volontà popolare un fastidio da eliminare in qualsiasi modo. Compresa l’opzione militare. Se, poi, la rivolta porta al potere una cricca filo putiniana, allora anche l’uso dell’atomica diventa legittimo.
In Niger ora si minaccia apertamente un intervento armato contro il nuovo regime. E l’Algeria ha avvertito che, in tal caso, non resterebbe a guardare ma difenderebbe il Niger dagli invasori. Sì, proprio l’Algeria, ossia il Paese scelto dal governo atlantista romano per sostituire la Russia nella fornitura di gas all’Italia. Perché la politica estera è molto più complessa del semplice scodinzolare davanti a Biden.