Abbiamo fame!
Ad urlarlo, operai ed artigiani del villaggio di Deir el-Medina, che da troppi giorni non ricevono le provviste; la loro paga è in alimenti e vestiti, non in danaro.
Sono addetti alla costruzione delle tombe regali nella Valle dei Re. Operai specializzati col compito di scavare nelle viscere della montagna calcarea scalinate, rampe, camere, corridoi, pozzi, cunicoli. Artigiani con un alto livello di istruzione, addetti alla decorazione delle pareti dei corridoi e delle camere funerarie con scene e testi tratti dai libri sacri.
La mancata consegna del pagamento ha dunque portato all’interruzione dei lavori ed all’occupazione del cantiere. Dopo una notte passata all’interno del recinto funerario, i lavoratori si sono addentrati fino al sacrario della tomba dell’amato re, il grande, il potente. Ai funzionari amministrativi giunti per ascoltare le motivazioni della protesta hanno detto: “E’ a causa della fame e della sete se siamo arrivati a tanto: non abbiamo abiti, né unguenti, né pesci, né verdure. Scrivete questo.. affinché ci siano date le provviste”.
I granai statali sono quasi vuoti per via degli scarsi raccolti e la crisi economica in atto ha portato ad una dilagante corruzione. Dopo questa protesta le razioni di viveri spettanti sono state tempestivamente consegnate, e gli operai e gli artigiani hanno ripreso a scavare e decorare la tomba dell’attuale re.
La calma, però, è durata poco. Alcune settimane dopo, infatti, superando i posti di blocco hanno chiesto di incontrare i responsabili del cantiere, ed all’invito di riprendere l’attività lavorativa hanno replicato: “Non abbiamo attraversato i posti di blocco a causa della fame; abbiamo una grave rivelazione da fare: un’iniquità è stata commessa nella sede del re”.
Quale azione iniqua sia stata commessa non è al momento dato sapere: si ipotizzano furti di bestiame e saccheggi di tombe da parte di alcuni tra loro. Inoltre l’ennesima consegna parziale delle razioni ha indotto i lavoratori, accompagnati dalle loro famiglie, a sedersi nel recinto del tempio, occupandolo.
In questo angolo di mondo, ai piedi della montagna tebana, un solo grido riecheggia: “Abbiamo fame!”
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Cronaca della prima astensione dal lavoro di cui si abbia conoscenza, liberamente tratta dal Papiro dello sciopero esposto al Museo Egizio di Torino.
E’ il 1154 a.C. anno 29 di Regno del faraone Ramesse III.
Con molta probabilità l’intervento del Faraone e l’invio regolare delle derrate alimentari convinse gli operai e gli artigiani a riprendere i lavori e a terminare la costruzione della tomba che, di lì a breve, Ramesse III andò ad abitare. Fu infatti vittima di una congiura ordita a palazzo da concubine, figli e membri della corte, ma questa è storia di un altro papiro.
1 commento
molto interessante la documentazione del primo sciopero documentato, nientemeno che su un papiro.