Adesso che il 2 Giugno sta passando senza tanti clamori, né tante parate, in una Italietta preoccupata solo delle mascherine e della preziosa salute, mi viene in mente la Signora Giulia.
La Signora Giulia, ovvero la mia maestra delle scuole elementari. Che era napoletana. E, dichiaratamente, monarchica. Ovvero, come era usa dire, fedele a O’ Re. Il 2 Giugno vestiva sempre di scuro. In segno di lutto. E vani furono sempre i tentativi del Direttore Didattico – ridicolo personaggio mero esecutore di ordini – di sollecitarla a farci celebrare la ricorrenza dell’avvento della Repubblica. Per lei il Referendum era stato un broglio. E il RE era sempre il RE. Punto e basta. Insomma, ragionava come la Signora Cristina del Mondo Piccolo di Guareschi. Anche lei monarchica. E anche lei vecchia maestra elementare.
In fondo sono stato fortunato a vivere, bambino, in quegli anni. Quando le passioni non erano ancora sopite. E parole come Monarchia e Repubblica scatenavano ancora emozioni. Polemiche. Evocavano immagini forti. Coinvolgenti. I vecchi repubblicani, quelli “storici” come amavano definirsi, avevano ancora un piglio ed uno spiritaccio carducciano. Ti parlavano di Oberdan come se fosse storia del giorno prima. E dei Doveri dell’uomo di Mazzini. Ma, a dire il vero, erano figure che andavano sbiadendo. Ormai sempre più spettrali. Perché la Repubblica c’era già da due decenni. E a tutto assomigliava tranne che a quella che loro avevano sognato. Era la Repubblica dei Preti. Che prendeva ordini dal Vaticano. Alla faccia di Porta Pia e della memoria di Monti e Tognetti affidati alle cure amorose di Mastro Titta…
I Monarchici, invece, erano più alteri. E orgogliosi. Certo, c’era la macchia dell’8 di Settembre, dura da dimenticare. Sopratutto per una tradizione di onore e fedeltà, di cariche di cavalleria, di bandiere al vento, con la Bianca Croce di Savoia… Cantata, per altro, anche questa dal Carducci. Che era parimenti amato sulle due sponde, monarchica e repubblicana. A dimostrazione che, forse, gli era davvero riuscito di essere il poeta della Terza Italia. Con tutta la sua grandezza. E le sue miserie…
A casa avevo il nonno che era monarchico. Reale Carabiniere, in congedo certo. Ma un giuramento è un giuramento, e lui la fedeltà l’aveva giurata al Re. Una volta per tutte. Fedele nei Secoli. Il Semper Fidelis dei Marines statunitensi viene, probabilmente, da lì. Dai nostri Carabinieri. Anche se le truppe da sbarco americane derivano dai Fanti da Mar veneziani… ma questa è altra storia, che ci porterebbe fuori dal seminato…
Papà, suo figlio, era invece per la Repubblica. Ma per una Repubblica che non c’era. Non c’era più. E forse era esistita solo in sogno. Un ultimo sogno disperato, anacronistico, di tanti giovani sulle rive del Garda…
Comunque, nessuno dei due, nonno e papà, si ritrovava in questa Festa del 2 Giugno. Che a casa mia non veniva celebrata in alcun modo.
Per cui, ancor oggi, che di acqua sotto i ponti ne è scorsa davvero tanta, resto perplesso quando qualche amica o amico, più giovane e ignaro, mi manda gli auguri per la Festa della Repubblica. Non rispondo, in genere. O mi diverto a dire: Grazie, molto gentile. Ma io sono monarchico. E poi mi godo la loro espressione esterrefatta.
Per altro, non mi comporto molto diversamente anche in occasione del Primo Maggio. In genere rispondo: Grazie, ma io non lavoro. Insegno…
Festeggiare cosa, poi? Una Repubblica che fa invidia allo Stato Libero di Bananas uscito dal geniaccio di Woody Allen? Lì, almeno, il tirannello barbudos, che emanava editti assurdi,
viene rovesciato a furor di popolo. E poi si limitava a pretendere che tutti i suoi sudditi parlassero in svedese… Tutto sommato niente di che… Ora si subisce supini ben altro…
E allora, in queste ore mi è venuta una certa nostalgia del Re. Non un re preciso.. Non sono legittimista. Anche perché mi sembra che i possibili candidati alla Corona Ferrea siano impegnati in altro. Campagne pubblicitarie per cetriolini sott’olio..
Festival di San Remo… Niente di male, per carità. Ma sinceramente…
Potendo scegliere, mi piacerebbe che tornasse Federico II di Svevia. Che, però, era Imperatore. Altra cosa. Altro livello.
In subordine ho una qualche simpatia per Carlo Alberto. Colpa, anche qui, di Carducci, con quel suo “italo Amleto” che accese la mia fantasia di ragazzo.
O anche per Francesco II di Borbone. Simpatia cronica per gli sconfitti con onore. E, soprattutto, quel capolavoro che è l’Alfiere di Carlo Alianello.
Di una cosa, però, sono sicuro. Al di là di ogni ragionamento sulle categorie del politico, sui Discorsi di Machiavelli, sul divenire della storia, la democrazia ed altro…
La monarchia è più… estetica… con tutti i suoi limiti e difetti. Però serba un quid di poesia.
Nessuna fiaba inizia con: C’era una volta una Repubblica…