Alessandro Sallusti ha dato le sue dimissioni da direttore responsabile de Il Giornale.
Si tratta di una decisione giunta inaspettata per tutto l’entourage del quotidiano milanese, che Sallusti dirigeva da dieci anni, e inspiegabile persino per il proprietario della testata Paolo Berlusconi, fratello minore di Silvio.
Immediatamente si è scatenata una ridda di voci che è rimbalzata qua e là sul web, per cercare di capire i motivi della scelta.
C’è chi dice che l’ormai ex direttore non volesse prendersi la colpa dei pesanti ridimensionamenti del personale che stanno per investire la testata; altri dicono che il nemico/amico Vittorio Feltri lo abbia contattato per aggregarlo al quotidiano da lui diretto, vale a dire Libero. Una voce che Feltri non ha smentito. Contattato dall’agenzia ADN Kronos ha infatti affermato: “Non confermo, ma se venisse sarei molto lieto”.
Ma i più maligni sussurrano che Sallusti si sia reso conto che il suo patron Berlusconi – che più volte, in questi anni, ne ha respinto le dimissioni – non sia più in grado di sorreggere finanziariamente il suo Giornale. D’altra parte il leader di Forza Italia entra ed esce dall’ospedale San Raffaele di Milano, e non è più in grado di gestire direttamente il suo partito. Il quale, per altro, perde via via consensi proprio dal momento in cui la sua guida storica, nonché principale (se non unico) finanziatore, non si è più esposto in prima persona per sostenerlo.
Manca ad Antonio Tajani l’energia e il carisma del suo mentore, e la classe dirigente del partito, sia a livello locale che nazionale, non sembra proprio in grado di reggere le sfide che attendono l’Italia nei prossimi mesi ed anni.
Ciò potrebbe significare anche la fine di una testata ormai storica, fondata nel 1974 da Indro Montanelli, e che al suo apparire rappresentò una ventata di aria fresca nel clima plumbeo dei quotidiani dell’epoca. Senza contare che la scomparsa di un organo di informazione non è mai una buona notizia.