“Con questi dirigenti non vinceremo mai!” strillava Nanni Moretti nel febbraio del 2002. Vent’anni dopo, per il Pd, non è cambiato nulla. O forse è cambiato in peggio. E non soltanto per il pessimo risultato di “occhi di tigre” Letta. La sinistra deve avere qualche problema con i felini, visto il precedente di chi voleva smacchiare il giaguaro. Ma il problema è più vasto e travalica l’inadeguatezza di Enricostaisereno. Chi era il disastroso spin doctor di queste elezioni? Chi era il genio della comunicazione e della politica che si è illuso sul funzionamento del pericolo fascista? Che si era convinto del ruolo fondamentale di influencer, cantanti, plagiatori, giornalisti di regime vari?
Va beh, ormai quello è il passato. Si guarda al futuro con rinnovato entusiasmo, con la voglia di cambiare il nome del Pd, con una nuova classe dirigente. Sostanza zero, fuffa mille. D’altronde la politica, priva di idee e di programmi, è ormai solo una questione di marketing. Pd non tira più? Non si vende bene? E allora si sceglie un marchio diverso, più glamour.
Però, sfortunatamente, al posto delle idee anche il marketing cammina sulle spalle degli uomini e delle donne. E qui, come ha ironizzato Orfini, si viaggia ad una media di 2 candidature al giorno per la segreteria. Todos caballeros. Qualche autocandidatura è seria, nel senso che l’aspirante segretario ha dimostrato qualità e competenza. Ma quando si arriva all’autocandidatura della De Micheli, ministro assolutamente dimenticabile, allora significa che la farsa deve continuare. E che la sinistra non si risolleverà neppure con i prossimi dirigenti.
Perché, ovviamente, un partito può scegliere la linea politica che preferisce. Può decidere che i diritti delle minoranze sessuali sono più importanti dei diritti sociali della maggioranza dei lavoratori. Può decidere che i diritti degli italiani passano in secondo piano rispetto a quelli dei migranti. Però non può pensare di affidarsi a chi, da ministro, ha dimostrato la totale incapacità.
Ed è difficile essere credibili se il rinnovamento ritenuto indispensabile non porta anche alla rinuncia alla zavorra di intellò che si rivelano solo fastidiose piangine. Gli eroi della nuova resistenza che prima annunciano l’addio all’Italia in caso di vittoria delle destre e poi frignano sui social perché i cattivoni chiedono quando gli eroi intendono partire. D’altronde anche Renzi e Boschi avevano promesso l’addio alla politica nel caso di sconfitta del loro referendum e, invece, sono ancora qui.
Chissà se i futuri dirigenti del Pd con nuovo nome si accorgeranno che Michielin, Ariete, Bertè, Giorgia, Saviano non solo non portano voti, ma sono così fastidiosi da provocare una perdita di consensi.