La Cina punta, anche, sull’Etiopia? E Macron stringe subito un accordo con lo stesso Paese africano per offrire una montagnola di milioni di euro per i primi interventi di ricostruzione delle zone interessate dalla guerra contro il Tigrai. Già, l’Etiopia. Qualcosa dovrebbe dire anche al governo italiano. Magari un ministro, ex monarchico, alla Farnesina potrebbe persino ricordarsi del “re e imperatore”. Dovrebbe, potrebbe.. In pratica il solito nulla cosmico. Hic sunt leones e tutti a casa di Zelensky. L’Africa non esiste sulla cartina del governo di destracentro.
Ed allora lasciamo che i nostri interessi nel Mediterraneo vengano progressivamente erosi da Pechino, Mosca, Ankara, Il Cairo. Persino Doha. Ed ancora un po’ Parigi. L’ex mare nostrum, per ciò che riguarda l’Italia, è solo una via d’acqua per trasportare clandestini in tutto il Paese. Gran Bretagna e Francia cercano, con crescenti difficoltà, di conservare rapporti e vantaggi nelle ex colonie. L’Italia è troppo impegnata a vergognarsi dell’epoca coloniale per poter instaurare relazioni utili ad entrambe le parti con Eritrea, Etiopia, Somalia, Libia.
Certo, non sarebbe facile. Soprattutto perché si scontano decenni di inesistente politica estera in questi Paesi. E l’unica eccezione, la Libia, è stata eliminata dagli alleati atlantisti: Londra, Parigi, Washington. Adesso Macron è obbligato a spostarsi verso Addis Abeba perché sta incassando una serie di sconfitte in altre parti del Continente Nero. Cacciato dal Mali, ora anche il Burkina Faso sta trattando con Mosca per ottenere un sostegno ufficiale, anche armato, contro i terroristi jihadisti. Dopo che le milizie mercenarie di Wagner hanno già soppiantato le truppe francesi accusate di non aver fatto nulla per fermare l’espansione dei jihadisti che dispongono delle armi inviate dall’Occidente all’Ucraina.
Quanto a Londra, sta lavorando sotto traccia per conto degli statunitensi. Le grandi aziende petrolifere Usa stanno abbandonando l’Africa, per concentrarsi sulle estrazioni nelle Americhe, seguendo le indicazioni del petomane di Washington. Ma non vogliono rinunciare a vantaggiosi contratti e, dunque, si accordano con gli inglesi affinché le sostituiscano formalmente.
Chi manca su questa scena in continuo cambiamento e frenetico movimento? L’Italia, come d’abitudine.