Manifestazioni violente nel Burkina Faso. Contro l’imperialismo francese. L’ambasciata di Parigi data alle fiamme.
Notizia scarna. Che circola, praticamente, solo sui social. I grandi media, stampa, televisioni, sostanzialmente la ignorano. L’Africa, soprattutto quella subsahariana non interessa. Nella percezione del mondo occidentale non esiste. Tutto qui.
Grava ancora, come un macigno, la frase /sentenza di Hegel. Africa: il continente senza storia. Certo, lui intendeva altro. Senza storia scritta, ché fino all’arrivo degli arabi nessuno aveva raccontato sulla carta le vicende di quella che chiamarono Bilad al Sudan. La terra dei neri.
Ma per noi, europei ed occidentali, quando non vi è una narrazione scritta, vi è solo indistinta barbarie. L’abisso della preistoria. In cui abbiamo rinchiuso anche le nostre, remote, radici. Immaginando piccoli gruppi di cacciatori raccoglitori, mezze scimmie, prive di intelletto. Per centinaia di migliaia di anni. E ignorando, anzi negando ostinatamente le prove materiali, archeologiche, che c’era ben altro. Molto altro. Prima della scrittura. Prima che qualcuno cominciasse a scrivere storie.
Ma l’Africa Nera ha pagato un prezzo enorme a questo…pre-giudizio. E continua a pagarlo. Perché anche le rivalutazioni dei fautori del politically correct ne sono, pesantemente, condizionate. Le culture africane vengono viste come un indistinto folklore, curioso…una riedizione del mito, illuminista, del Buon Selvaggio. Che nulla incide sulla realtà. L’Africa non ha storia. Non conta. E quindi…
E quindi la si può continuare a sfruttare impunemente. Utilizzando i mezzi di un nuovo colonialismo mascherato. Per molti aspetti più spietato e cinico di quello antico. Mentre, per il grande pubblico, l’Africa resta il continente dimenticato. Come lo ha definito Marco Cochi, uno dei massimi africanisti italiani. E uno dei pochissimi che raccontano le cose come stanno.
Il Burkina Faso è uno dei paesi più poveri del mondo. Un paese…derelitto. Edward Luttwak usa l’espressione “Roba che neppure in Burkina Faso..” quando vuole dire che, in Italia, le cose non funzionano.
Eppure ha storia antica. Che risale all’età della ferro. E trova il suo culmine nei regni dei Mossi tra il XII e il XIII secolo. Che giunsero ad espandersi sino alle porte della, leggendaria, Timbuctù. Storie non scritte, però. Tramandate oralmente. E quindi… non contano.
Sarebbe, invece, scritta la storia di Thomas Sankara. Il Presidente che volle rinominare quella che era la vecchia colonia francese dell’Alto Volta, Burkina Faso. La Terra degli Uomini ritti in piedi. Fu assassinato. E la sua vicenda ignorata, o abrasa, dalla memoria del nostro Occidente.
Però certi fuochi covano a lungo sotto la cenere. E il Continente senza storia, è oggi un magma. Un ribollire di tensioni, rancori, collera… Un ribollire di storie non scritte, certo. Ma con le quali, prima o dopo, si dovrà pure fare i conti… E allora, per il vecchio Occidente, tutto ripiegato sul proprio ombelico, tanto preoccupato solo dei diritti più strani, di appagare le proprie fantasie psicotiche…allora sarà un gran brutto risveglio.