Sul TG passa un servizio, ormai abituale: un meccanico derubato più e più volte. Le telecamere inquadrano il ladro. Una grande risorsa, che non si prende neanche la briga di mascherarsi. Sarebbe una fatica inutile. Perché sa che non gli succederà nulla. Il meccanico, italiano, va a denunciare il furto e scopre che il delinquente è già stato rimesso in libertà. Pronto a tornare a rubare, e guai a difendersi.
Altra scena, altro luogo. Una grande risorsa aggredisce un anziano che rientra in albergo. Calci e pugni per rubare portafoglio e smartphone. L’anziano viene salvato dal portiere dell’hotel. Va a fare denuncia e si sente rispondere che è inutile perché tanto i magistrati rimetterebbo immediatamente in libertà l’aggressore.
Gli esempi sono infiniti. Sempre con il medesimo risultato: la magistratura mette immediatamente in libertà ladri ed aggressori.
Però i politici sono ora impegnati a cambiare le regole del gioco. Peccato che intervengano esclusivamente su ciò che interessa esclusivamente loro. Ci si occupa dell’abuso d’ufficio, non della libertà di scippo, di aggressione, di spaccio di droga. Perché, ai parlamentari, non interessano i problemi della plebe a cui chiedono il voto. Non interessa cambiare le leggi per impedire ai magistrati politicamente corretti di interpretarle in modo tale da lasciare sempre in libertà i delinquenti che rovinano la vita ai cittadini normali. No, la priorità è impedire la divulgazione delle intercettazioni private. Per non dare in pasto al volgo i vizi personali della classe dirigente.