Non sono gli agricoltori a trarre vantaggio dall’impennata dei prezzi alimentari non lavorati.
Il presidente di Confagricoltura, Massimiliano Giansanti, commenta i dati diffusi dall’Istat sull’andamento dell’inflazione a febbraio. Eppure, seguendo le notizie fornite dal Tg5, l’ammiraglia del gruppo Mediaset e di quel Berlusconi che tanto piace a Confagricoltura, parrebbe che siano proprio i coltivatori ad approfittare della situazione, con rincari spropositati di frutta e verdura.
“Gli agricoltori – ha aggiunto Giansanti – stanno facendo i conti con una forte riduzione della produzione, in primo luogo di ortaggi, dovuta ad un andamento climatico anomalo caratterizzato da ondate di gelo e di punte di caldo primaverile. Come sovente capita in queste circostanze, si innescano fenomeni speculativi a scapito dei consumatori, che scontano anche il ruolo limitato della parte agricola nel processo di formazione dei prezzi al consumo”.
Occorre anche considerare che, a fronte di prezzi in aumento al consumo per gli ortaggi, per altri prodotti si registrano quotazioni all’origine insoddisfacenti. E’ il caso, ad esempio, degli agrumi e del grano duro. In generale, non saranno in ogni caso i prezzi dei prodotti agricoli all’origine a dare fiato all’inflazione, anche perché nel complesso la spesa alimentare incide per circa il 15 per cento sul totale degli acquisti delle famiglie italiane.
Confagricoltura ricorda, infine, che sulla base dei dati dell’Istat il livello medio della spesa alimentare delle famiglie su base mensile è ammontato nel 2017 a 457 euro, di cui meno di 100 destinati all’acquisto di prodotti ortofrutticoli.
Particolari che vengono trascurati dalla disinformazione del Tg Mediaset. Perché è più semplice puntare il dito contro l’anello più debole della filiera alimentare invece di raccontare come si forma il prezzo dal campo al consumatore. In molti casi bisognerebbe andare a toccare gli interessi delle catene della grande distribuzione, quelli delle industrie di trasformazione, dei trasporti. In altri termini bisognerebbe svelare gli interessi di una filiera eccessivamente lunga e che, in passato, garantiva voti al sultano di Arcore in cambio della mancanza di interventi per accorciare la filiera e per ridurre il prezzo per il consumatore finale.
Ed ora che il consenso elettorale è agli sgoccioli, il partito Mediaset attacca il mondo dei campi per tutelare gli speculatori. Eppure i rappresentanti degli agricoltori non perdono occasione per farsi fotografare insieme ai loro carnefici.