La prossima settimana Xi Jinping arriverà in Sudafrica dove si svolgerà l’incontro dei Brics. E, come benvenuto, gli atlantisti potrebbero scatenare l’invasione del Niger in nome del mantenimento dei diritti coloniali. Appare comunque evidente come il Continente Nero sia ormai al centro dello scontro tra i due blocchi. Da un lato gli atlantisti e dall’altro un fronte estremamente variegato e non compatto che il leader indiano Modi definisce “Sud globale”.
Un Sud globale che sta per perdere l’Argentina, candidata per l’ingresso nei Brics ma pronta, con le elezioni di ottobre, a diventare la colonia statunitense di riferimento in America Latina. Ma, proprio per questo, i Brics devono accelerare l’espansione in Africa. Un progetto che potrebbe rivelarsi utile ad entrambe le parti. Russia e soprattutto Cina hanno bisogno di un ampliamento del gruppo degli alleati mentre l’Africa ha bisogno di ingenti investimenti per proseguire nel processo di ammodernamento infrastrutturale, indispensabile per un grande balzo economico.
Gli atlantisti, invece, continuano a considerare l’Africa come una colonia da sfruttare per le materie prime o, nel caso dell’Italia finta sovranista, come un serbatoio di schiavi con cui sostituire i lavoratori italiani che pretenderebbero salari dignitosi. Per essere il Bangladesh dell’Europa non serve la qualità, non servono i cervelli, ma sono indispensabili le braccia.
L’Africa, però, non è ferma a guardare ciò che gli altri fanno nel Continente Nero. E l’approccio indiano è quello che convince di più sul medio periodo. Un fronte comune ma senza ingerenze, senza colonizzatori. Perché in comune ci sono gli interessi nel rendersi indipendenti dall’arroganza di Washington e dei maggiordomi europei. Però l’India investe molto di meno rispetto alla Cina. E non vende armi a buon prezzo come continua a fare Mosca. Non regala neppure cibo ai Paesi più poveri come ha fatto la Russia e come continuerà a farlo in collaborazione con Turchia e Qatar.
Dunque, in questa fase, l’Africa ha bisogno dei Brics nel loro complesso. E magari dei Brics in versione allargata, coinvolgendo altri Paesi africani oltre al Sudafrica. Le richieste di adesione non mancano, a partire dall’Algeria. Ma proprio la vicenda argentina indurrà alla prudenza Brasile, Russia, India, Cina e Sudafrica.