Ovviamente la disinformazione di regime evita accuratamente di farne anche solo accenno. Ma la squallidissima vicenda dei conti farlocchi della Juventus, con plusvalenze gonfiate, non è solo l’ennesima porcata delle squadre più ricche nei confronti della società considerare minori. È invece la resa dei conti tra i due rami della famiglia Agnelli-Elkann. Una resa dei conti che aveva già visto i pargoli Elkann far fuori la propria madre dall’intero gruppo societario. Tra conti nei paradisi fiscali, documenti svaniti, magistrati distratti. Tanto nessuno ha mai banfato quando i soldi della famiglia venivano trasferiti all’estero.
Ma non era sufficiente eliminare, finanziariamente, Margherita dopo che già era scomparso – fisicamente e misteriosamente – il fratello Edoardo. Restava ancora Andrea Agnelli. Che spendeva e spandeva, litigava con gli amici per questioni di donne; si infilava in beghe internazionali con la storia della Superlega e litigava con altri amici; non vinceva in Champions nonostante mega investimenti; si ritrovava con la società coinvolta in pessime frequentazioni con la criminalità organizzata per questioni di biglietti; finiva in mezzo alla farsa degli esami di italiano fasulli per un calciatore da ingaggiare.
Insomma, non proprio una presidenza di altissimo livello. E gli Elkann gongolavano. A completare il quadro la complessa operazione Ronaldo, costosissima e senza la Coppa. Da qualche parte i soldi dovevano pur rientrare per far quadrare i conti e respingere l’offensiva dei cugini. Nella convinzione che, pur di fronte a prove evidenti, la giustizia italiana avrebbe chiuso gli occhi e quella sportiva si sarebbe limitata ad un buffetto. Mica si è davanti al Chievo che, per questioni analoghe, è stato fatto sparire dal mondo del calcio.
Ora tutto verrà affidato ai giudici, con gli Elkann sul bordo del fiume ad aspettare di veder passare Andrea Agnelli trascinato dalla corrente. Mettendo fine ad una dinastia che nessuno rimpiangerà.