Più lo mandi giù e più ti viene su. Il Bugiardissimo ricompare alla grande sul palco dell’undicesima Leopolda. E sciorina una serie infinita di banalità e luoghi comuni come se i suoi fedelissimi meritassero solo il peggio. Perché il Renzi furbetto che determina i giochi della politica nazionale ha poco da spartire con lo showman che si dedica allo spettacolo sul palco fiorentino, tra canzoncine idiote, gadget, foto di rito in presenza o in cartonato.
Fuffa, aria fritta, panna montata. Ciascuno può definirla come preferisce. Un appuntamento obbligatorio per raccontare al mondo che nulla è cambiato anche quando è cambiato tutto. Non è più la Leopolda del presidente del consiglio, del leader osannato o chiacchierato per i suoi rapporti con Maria Elena. Non ci sono più le parole d’ordine che, a distanza di anni, si sarebbero trasformate in leggi.
Eppure il Bugiardissimo nel frattempo ha rovinato Salvini, ha distrutto Conte, ha sostenuto Draghi. Ha manovrato in lungo e in largo. Ha fatto, in pratica, molto di più di quanto avesse fatto alla guida del Pd e del governo. Però, sul palco della Leopolda, presenta un altro personaggio. Prova a fare il simpatico, ed è la cosa che gli riesce peggio perché di simpatico non ha assolutamente nulla. Renzi è cattivo dentro, e quello gli riesce benissimo e porta anche a risultati soddisfacenti.
Invece, a Firenze, si dedica alla banalità di qualche battuta su Conte, che è come sparare sulla Croce Rossa; finge di difendere Gruber dopo aver creato le condizioni affinché il pubblico la sommergesse virtualmente di fischi e di improperi. E poi spiega come dovrà essere il nuovo presidente della repubblica: europeista, antisovranista, atlantista. Parrebbe quasi una autocandidatura, ma in realtà è solo il minimo comune denominatore per chiunque abbia qualche chances di successo. A partire da Cartabia in giro per le stanze di Washington, per proseguire con ronzini ormai scoppiati quali Casini, Prodi, Amato, Bonino.
Però, da perfetto figlio politico di Berlusconi, anche Renzi colloca Italia Viva al centro di qualsiasi progetto politico. Per il sultano di Arcore il centrodestra deve essere trainato da Forza Italia che è il partito ormai irrilevante elettoralmente e come luogo dove nascono le idee. Per il Bugiardissimo Iv rappresenta il cuore della politica italiana nonostante sondaggi disastrosi e personaggi di basso livello ai vertici del partito. Esattamente come i personaggi al vertice di Fi.
Ma con queste classi dirigenti i due, Silvio e Matteo, vogliono determinare il futuro dell’Italia. Il primo nella convinzione di conquistare il Paese riproponendo slogan di 20 anni prima; il secondo proseguendo nell’imitazione del Valentino, tra avvelenamenti e strangolamenti ovviamente solo in senso politico. Il Bugiardissimo dimentica, però, che la parabola di Cesare Borgia (appunto il Valentino) fu estremamente rapida. Con una conclusione non proprio in linea con le aspirazioni di Matteo Renzi che non ha neppure un Machiavelli a celebrarne le gesta ma solo squallidi leccapiedi.