Quanto vale la memoria storica del Paese del gregge belante? Tra i 1.300 ed i 1.700 euro secondo la casa d’aste che sta vendendo il volantino con cui le Brigate Rosse rivendicavano il sequestro di Aldo Moro (con l’effetto collaterale della morte di tutti i componenti della scorta). C’è tempo sino al 18 gennaio e ieri le offerte avevano già superato i 6mila euro a fronte di una base d’asta di appena 600 euro. La mercificazione dei ricordi. E sarebbe interessante sapere chi ha messo in vendita il volantino.
Da colonia degli Usa non può certo stupire un approccio di questo tipo alla storia. Tutto si vende, tutto si compra, qualcosa si rivela ma solo a patto che faccia comodo al regime politicamente corretto.
Può invece stupire la bassa base d’asta ed anche la valutazione del valore reale. Non è colpa di Moro e neppure delle Brigate Rosse. Nel catalogo dell’asta figurano alcuni ricordi di Giuseppe Garibaldi valutati ancora meno. Comprese due foto dell’eroe dei due mondi accompagnate da peli della barba e dai capelli. E non va meglio con due spazzole del Duce: base d’asta a 400 euro, valutazione a poco più di mille euro, offerta ricevuta 420 euro.
In compenso il biglietto per assistere ad un concerto dei Beatles a Genova nel 1965 viene valutato a 3.500 euro (ma le offerte sono molto ma molto lontane), praticamente il triplo rispetto ad un biglietto per il concerto, sempre genovese e due anni più tardi, dei Rolling Sones. Elevata anche la valutazione di una caricatura eseguita da Pasolini mentre i disegni di Fellini non entusiasmano i curatori dell’asta. Richard Strauss, in termini di ricordi in vendita, vale più di Verdi e molto più di Toscanini.
Lo sport, indubbiamente, tira di più. Il pallone autenticato da Pelè e dalla nazionale brasiliana viene valutato 6mila euro, la maglietta di Ottolina alle Olimpiadi del Messico raggiunge i 2mila euro. La maglia di Coppi vola a 9mila, quella di Zanetti non supera i mille euro.
È uno spaccato interessante della società italiana. Perché sicuramente la casa d’aste avrà effettuato le valutazioni sulla base dei sentimenti comuni. Ed è evidente la differenza tra ciò che interessa davvero ai sudditi – a partire dallo sport e dalla musica – e ciò che i media tentano di imporre. Mentre i giornalisti si indignavano per la messa all’asta di un documento comunque storico, il Paese reale se ne fregava. Non è neppure l’effetto del tempo che passa. Fausto Coppi è morto ben prima di Moro, ma la valutazione di un ricordo del campionissimo piemontese è nettamente superiore a quella di un documento del rapimento del politico democristiano.