Anche senza una legge specifica sullo Ius Soli, più volte invocata da diverse formazioni politiche, l’Italia si avvia rapidamente a diventare un “melting pot”?
È quanto si può evincere analizzando i dati relativi alla concessione della cittadinanza italiana rilasciati recentemente da Eurostat, l’Ufficio Statistico dell’Unione Europea che raccoglie ed elabora i dati dagli Stati membri a fini statistici.
In base ad un recente report, infatti, nel 2016 circa un milione di persone ha ottenuto la cittadinanza in uno dei ventisette paesi membri dell’UE. E il dato è in crescita rispetto agli anni precedenti.
In questa particolare classifica l’Italia è al primo posto, in quanto, due anni fa, ha concesso la cittadinanza a 201.591, pari a circa il 20% del totale. Il nostro paese è seguito da Spagna, con 150.944 concessioni e dal Regno Unito con 149.372.
L’Italia ha accordato la cittadinanza a persone provenienti soprattutto da Albania (18,3%); Marocco (17,5%); e Romania (6,4%).
Nello specifico le nostre istituzioni hanno accordato il 13% di cittadinanze in più rispetto al 2015. In particolare, sono stati naturalizzati il 34,8% dei 101.300 marocchini che hanno ottenuto cittadinanza in Ue; il 54,7% dei 67.500 albanesi; il 43,6% dei 29.700 romeni; il 54,9% dei 15.400 provenienti dal Bangladesh; il 44,9% degli 11.300 senegalesi; ed il 40,7% dei ghanesi.
Si tratta di dati importanti e per certi versi preoccupanti se visti in prospettiva, e che richiederebbero una profonda riflessione da parte di chi ci governa, al di là degli slogan propagandistici.
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Qui non si tratta più di immigrazione clandestina, argomento che sembra stare tanto a cuore ai nostri politici. Qui si tratta di “invasione” del tutto legalizzata.