Nel tempio della banalità e del politicamente corretto, l’Ariston di Sanremo, appare una provocatrice e Amadeus va in crisi. Perché i baci tra maschi sono ormai stati sdoganati da tempo, e ben prima che i patetici interpreti italiani si sentissero protagonisti di uno scandalo che tale non è. Quanto alle mascherate di un modesto cantante trasformato in icona del nuovo che avanza, si limita ad aggiornare un copione vecchio di decenni, da Bowie a Zero.

Ma Beatrice Venezi, direttore d’orchestra, no. Lei infrange il copione del pensiero unico obbligatorio e spiazza il conformista Amadeus. Perché lei, Venezi, chiede di considerare le donne sulla base della qualità, della competenza, della capacità. Non per le quote rosa che premiano quelle che le capacità non le hanno. E allora lei, Venezi, vuol essere chiamata “direttore d’orchestra” perché quella è la definizione di una professione che lei ha conquistato con merito, con professionalità. E non direttrice, termine da WWF a difesa dei panda bisognosi di tutela.
Ma Amadeus è sul palco in rappresentanza del pensiero unico obbligatorio, non può lasciar passare un simile oltraggio. E, imbarazzatissimo, tenta di reintrodurre “direttrice”, con una evidente scortesia nei confronti dell’ospite che avrà il diritto di farsi chiamare come preferisce. Scortesia che sa tanto di maleducazione. Ma tanto apprezzata da chi il direttore non riuscirà mai a farlo.
E così sui social sono le donne, quelle che vorrebbero essere in carriera ma non ci riescono, ad insultare Beatrice Venezi. Scaricando la propria invidia in una serie di improperi e di considerazioni negative. Perché lei, il direttore d’orchestra, ha conquistato gli amanti della musica. Mentre loro, le irate, giustificano i propri fallimenti con l’alibi del maschilismo. Anche quando a comandarle ed a relegarle in posizioni di secondo o terzo piano sono altre donne che, con impegno e capacità, sono arrivate ai livelli più alti.

Ovviamente, secondo le invidiose, le carriere sono state facilitate da comportamenti scorretti, da cedimenti ai maschi e via con le banalità. Mentre loro sono confinate nella retroguardia solo perché sono dure e pure. E perché vogliono farsi chiamare “direttrici”.