Riassunto: una vecchia e disturbata miliardaria affitta un utero, piazza alcuni suoi ovuli, scongela lo sperma del figlio morto e dopo nove mesi recupera una bambina che è contemporaneamente figlia e nipote, di lei che risulta essere madre e nonna della creatura.
Dal fronte satanico è tutto.
Potrebbe essere così sintetizzato un comunicato stampa, senza ghirigori sentimentali né languori emotivi e neppure giustificazionismi libertari.
Siamo di fronte ad una vera e propria evaporazione dell’etica e della morale, una perversione di ogni ordine di natura, una equivoca condizione psichica.
Siamo di fronte alla folle e criminale sperimentazione umana – con i falsi vaccini pensavamo di avere raggiunto un limite invalicabile – che ha letteralmente scardinato la presenza dell’umano dall’uomo. Come osservava Gabriel Marcel nel suo vecchio saggio L’uomo contro l’umano: “Il perfezionamento della tecnica contribuisce palesemente a rendere l’uomo sempre più terrestre”. E terrestre è anche la considerazione che un poeta/cantore come Guccini mette in bocca a Cirano: “Voi materialisti, con il vostro chiodo fisso / che Dio è morto e l’uomo è solo in questo abisso / le verità cercate per terra, da maiali, / tenetevi le ghiande, lasciatemi le ali”.
Comunque la si veda, dall’estrema sinistra all’estrema destra – per usare due paradigmi ottocenteschi superati – tutti sono concordi che tolta la percezione, l’idea del sacro, tutto diventa profano e sacrilego. E tutto è anche permesso.
Il macabro esperimento di Ana Victoria García Obregón è il risultato di due forze convergenti: la tecnica e il capitale. La tecnica che non conosce morale, ma solo la volontà dello scopo; il capitale che non conosce il limite né delle frontiere per la compravendita di merce umana, né della persona nella compravendita delle anime.
“Se Dio e l’immortalità dell’anima non esistono tutto è possibile… se si distrugge nell’uomo la fede nell’immortalità subito si inaridirà in lui non solo l’amore ma ogni forza vitale. Allora niente sarà immorale, tutto sarà ammesso, persino l’antropofagia”, ha scritto Dostoevskij.
A questa non avevo pensato. Però l’idea è buona. In attesa della resurrezione dei morti alla Frankenstein, perché non una gustosa pietanza di fegato accompagnato da una bottiglia di Chianti, come suggerisce il mio amabile collega Hannibal Lecter.
E così il futuro necrofilo e blasfemo è già sulla buona via di attuazione.