“Scusi prof… – la castana ribelle. Per i capelli. E per le idee… che crede di avere – Lei ha usato più volte la parola anacronista… che so… quando ha parlato di Tacito. E anche di Giovenale…”
Sì, certo. E allora?
Momento di imbarazzo. Sta cercando le parole. Dietro la mascherina, le labbra si muovono, ma in silenzio… Poi
” Ecco, vede, è che… insomma io che diavolo significhi questo “anacronista” mica ce l’ho tanto chiaro…” un paio di coatti ridacchiano. Lei li fulmina con lo sguardo.
” E mica solo io. Solo che io ho l’onestà di ammetterlo… “
Già… siamo, ormai, in scorcio finale dell’anno. E in Latino si arriva, più o meno al secondo secolo. Anche se dopo ci sarebbe molto. Moltissimo. Tutto il tardo antico. Tutti gli autori cristiani. Per tacere di quell’ocnano che è la letteratura latina medioevale. Sino a Dante e anche oltre… Ma non è questa la domanda.
Che significa “anacronista”? Beh, per farla semplice si potrebbe dire che è qualcosa, o qualcuno in contrasto, in contrasto forte, stridente, con l’epoca in cui vive o esiste. In effetti è estendere il concetto originario di “anacronismo”. Che indicava un errore nell’attribuzione del tempo ad un oggetto o ad un evento. In sostanza dire che uno scrittore è un anacronista, significa che è su una posizione violentemente contrastante con quella della cultura del suo tempo. Come Tacito, che vive all’apogeo della potenza romana, la massima espansione territoriale, la massima potenza economica. Stabilità e prosperità interna. Eppure lui vede, con lucidità, i segni della, imminente, decadenza. E la futura disgregazione. Imputando tutto alla decadenza morale. E rimpiangendo il passato.
“Insomma, prof., un nostalgico, un reazionario…”
“Sì, come mi nonno, che parla sempre der Duce. E je viene pure na lacrimuccia…” un coatto sempre silenzioso. Tutto tatuato. E dai tatuaggi, anche se non parlava mai, già qualcosa avevo capito…
Fino ad un certo punto. Perché il nostalgico rimpiange il passato. E il reazionario combatte le novità, per tradurre la cosa in soldoni.
L’Anacronista è altro. Un lottatore, morale, contro il suo tempo. Per usare la definizione che è stata attribuita a Nietzsche.
È colui che non pensa che si possa tornare al passato. Che, a ben vedere, sarebbe posizione ottusa. Ma è anche colui che non accetta di subire, supino, il presente. Che rifiuta il paradigma di Panglosse…
“A proff… ma che sarebbe mo’ sto Panqualcosa?” il Boro sembra davvero incuriosito…
È un personaggio del “Candide” di Voltaire. Un romanzo filosofico. È un dottore, o, se preferite, un professore, come me. Che qualunque cosa succeda, qualunque cosa veda andando in giro il giovane allievo, Candido, tirannidi, ruberie, corruzione, decadenza morale, lui interviene e gli dice: ricordati che, comunque, viviamo pur sempre nel migliore dei mondi possibili.
“A me, questo me pare scemo…”
No, Panglosse non è scemo. È, però, l’intellettuale asservito alla realtà contingente. Che è pronto a trovare giustificazione per ogni cosa. Anche la più assurda…
“Ma perché? Ce guadagna? Lo pagano?”
No. Non è tanto questo. Certo, l’intellettuale cortigiano che viene stipendiato per sostenere il potere, anche il più assurdo e bieco, è sempre esistito. E continua ad esistere. Ma Panglosse è altro… Uno che si convince che il mondo, così com’è sia perfetto. Che non vi sia scelta. Che non vi possano essere alternative… In un certo senso è… molto peggio…
“Perché peggio prof.? – la biondina tranquilla. Gli occhi chiari appaiono stupiti, sopra la mascherina – In fondo lui almeno è in buona fede, no?”
No. Non è in buona fede. Piuttosto è uno che mente a se stesso. Perché è più comodo. Facile accettare le cose come sono. Subirle fingendo che vada bene…
” A prof… Vuol dì che è uno che sta ne la m… e se racconta da solo che è cioccolata… ” la risata è generale. Esplosiva. E io stesso non riesco a resistere. Il Boro ne ha delle buone. E, a suo modo, è capace di sintesi originali…
Ci vuole un bel po’ perché torni il silenzio. Poi..
Vedete, Panglosse è l’opposto dell’Anacronista. Che vede la realtà. E va oltre l’apparenza. Non se la beve, potremmo dire. E lotta. Tiene duro. Non si piega. Non accetta la vulgata comune. Ciò che viene detto, spesso in modo martellante. Perché lui ha capito. Sa… che una cosa è la realtà, altra la visione comune. Spesso indotta artatamente. Artificiale. Una grande menzogna. Cui gli altri si piegano…
Accidenti… Mi sono fatto prendere la mano. Troppa foga. E si è fatto silenzio. Venti paia d’occhi mi fissano. Perplessi. Inquisitori. Dubbiosi… Per lo più da sopra le mascherine. Solo il Boro e un paio di coatti la tengono, sfrontatamente, abbassata.
Poi
“Prof… scusi… – la bruna, tocca a lei l’ultima battuta. Come sempre. – Lei, anche se dice che è un professore come Panglosse, non ha simpatia per lui, vero? – domanda… maliziosamente triste.
” Ma nun l’hai Capito? Er proffe’ è un Anacro, Anacro coso… Insomma, daje, un Negazionista!”
Ecco. Ci mancava questa uscita del Boro. Adesso sono proprio a posto…