Ong? Fuori! Anche il Venezuela va ad aggiungersi ai Paesi che hanno deciso di rinunciare alla presenza delle organizzazioni non governative all’interno del proprio territorio. Alcuni hanno adottato da tempo la misura restrittiva più drastica, altri controllano attentamente le fonti di finanziamento delle Ong. Perché ci si è resi conto che spesso, troppo spesso, gli interventi umanitari e di solidarietà nascondono iniziative politiche promosse da altri Stati per destabilizzare il Paese in cui operano.
Che, poi, lo Stato destabilizzatore è quasi sempre lo stesso: gli Stati Uniti d’America. Washington, non solo di recente, utilizza le organizzazioni benefiche per interferire nelle vicende interne di Paesi politicamente non allineati con il padrone nordamericano. Una sorta di Cavallo di Troia che si presenta con aiuti contro la povertà e la fame, con interventi sanitari o per favorire l’accesso allo studio.
Successivamente ci si ritrova con le medesime Ong impegnate a sobillare, a fomentare proteste e ribellioni. A sostenere le “rivoluzioni colorate”. E, ovviamente, a controllare una informazione a senso unico che criminalizza i governi nemici di Washington mentre esalta l’eroismo dei manifestanti. Se, al contrario, esplodono proteste nei Paesi amici, allora i rivoltosi sono criminali e la repressione sacrosanta.
Inevitabile, dunque, che i governi provino a difendersi e corrano ai ripari. Cacciando fuori tutti i “volontari” stranieri. Eliminando, in questo modo, sia coloro che sono foraggiati da Washington per ragioni per nulla umanitarie sia le Ong che svolgono effettivamente attività umanitarie, di soccorso, di aiuto, di formazione. A rimetterci sono i più poveri, i più deboli. Che non ricevono più gli aiuti garantiti dai volontari internazionali.
In realtà la rete statunitense per la destabilizzazione non viene completamente eliminata, neppure in questi Paesi. Perché, da tempo, l’ingerenza viene assicurata non solo attraverso il volontariato ma anche dalle infinite sette religiose legate al protestantesimo. Anche in questo caso i denari in arrivo dagli Usa non mancano e permettono una penetrazione capillare. Favorita anche dal suicidio del cattolicesimo che è riuscito a perdere posizioni anche nell’ex roccaforte latinoamericana. Ma se cacciare le Ong è piuttosto semplice, eliminare le ingerenze di evangelici. Anche perché rappresentano ormai il 20% della popolazione e sono particolarmente attivi a differenza dei cattolici che sono ormai meno del 70% ma sono scarsamente praticanti.
In questo modo gli evangelici sono usciti dalle chiese e sono entrati nella politica, condizionando i rispettivi governi. Mentre i cattolici si allontanano sempre più da una chiesa che ha rinunciato al sacro per trasformarsi in una organizzazione impegnata in una sociologia di modesto livello.