La fonte è diventata ruscello ed il ruscello si sta trasformando in un torrente sempre più impetuoso. No, non è ancora un fiume e probabilmente mai lo diventerà. Ma il fastidio crescente degli elettori di centrodestra nei confronti dei partiti di oppofinzione è ormai evidente a tutti. Tutti tranne i vertici degli stessi partiti.
Protestano le partite Iva, protestano i lavoratori dipendenti, protestano gli imprenditori, protestano gli operatori di ogni settore nelle Regioni e nelle città governate dal trio meraviglia, protestano i pensionati lasciati in balia dei criminali anche in quelle stesse città e Regioni. Protestano gli appassionati di cultura, gli sportivi.
E l’unica risposta che ottengono è disarmante: “Gli altri, quelli del centrosinistra, sono peggio”. Che sarà anche vero, ma non è sempre vero.

Mario Giordano, su La Verità, ha persino provato a difendere l’accoppiata Salvini/Meloni (del sultano di Arcore non ha scritto, sia per correttezza nei confronti di chi lo paga a Mediaset sia perché ormai indifendibile), ma come accade spesso quando non si crede in ciò che si è obbligati a fare, ha finito per aumentare il carico delle accuse.
Perché la difesa d’ufficio era limitata alla constatazione che il lìder minimo ed Arcuri non si degnano di ascoltare l’oppofinzione che, dunque, non riesce a superare la propria irrilevanza. Poi, però, il difensore d’ufficio si è trasformato in pubblica accusa facendo notare che il centrodestra non ha mai fatto nulla per rafforzarsi con persone competenti, credibili, professionalmente inattaccabili.
Puntando su funzionari di partito miracolati non si costruisce un’alternativa. Tantomeno una alternativa prima credibile e poi vincente. Mentre anche Giordano insiste su “un’alternativa credibile negli uomini e nelle idee, mobilitando le energie sul territorio”. Ecco, forse Giordano si è dimenticato di precisare che le energie da mobilitare (così come gli uomini) sono quelle di area, non quelle degli avversari.