Ê entrato. E si è seduto di fronte a me. In silenzio. Nulla di nuovo. Fanno, più o meno, tutti così. E questa è, appunto, l’ora della notte in cui sono soliti giungere ad accompagnare la mia insonnia. Parlo di fantasmi, naturalmente. Dei miei fantasmi…
Solo che questo stento a riconoscerlo. Con altri è stato più facile. Immediato. Questo…ha una certa aria che mi è familiare, ma…non ricordo il nome. Né dove lo posso aver visto…
“Non mi riconosci, vero? Eppure…dovresti. Pensaci bene…”
Lo guardo meglio. Il volto glabro e ben curato. Lo sguardo intenso, un po’ allucinato, ma, forse, per effetto degli occhi rotondi e profondi. Si è anche acceso una sigaretta. Infilandola nel bocchino d’ambra, con gesto annoiato..
Sì. Adesso ti riconosco Mikhail. O dovrei dire Compagno Mikhail come ti chiamava Lui? Il Maresciallo, intendo….
Sorride. Un sorriso freddo, privo di allegria.
“Già, mi chiamava proprio così. E, le poche volte che l’ho incontrato, devo dire che è sempre stato affabile. A modo suo naturalmente… come può essere affabile il….professor Voland. Mi ha proibito di scrivere o di pubblicare ciò che scrivevo. È stato come uccidermi. La scrittura era la mia vita. Avevo rinunciato a fare il medico, ad ogni sicurezza economica per essere uno scrittore…” e apre le braccia, con un gesto…desolato.
Beh, certo. Ma ad altri tuoi colleghi è andata molto peggio, no? Non sei finito nei Gulag, o davanti a un plotone di esecuzione …
Dà una lunga tirata alla sigaretta. E si mette a fare anelli di fumo. Contemplandoli, per un po’, in silenzio.
“Quello… quello è stato dovuto al fatto che gli piaceva il mio dramma, I giorni dei Turbin. Lo ha sempre lasciato rappresentare in un teatrino alla periferia di Mosca. E talvolta se ne veniva a vederlo, tutto solo, in incognito… – altro anello di fumo – Stalin era un uomo…strano. Complicato”.
Il tuo dramma… già. Però il finale lo avevi dovuto modificare. Rispetto alla prima stesura del romanzo, “La guardia bianca”…
” Dovevo sopravvivere… E poi lì Stalin non c’entrava. La censura bolscevica mi aveva subito preso di mira. Trattavo con troppa simpatia i Bianchi, dicevano. – si stringe nelle spalle – In realtà io raccontavo solo la Kiev di quegli anni, tra il ’19 e il ‘ 20. Anni folli. Violenti. Disperati. Non era possibile tagliare tutto con l’accetta. Il bene e il male, le ragioni e i torti stavano da tutte le parti. Tutte…ed erano molte, non solo Rossi e Bianchi come vi hanno fatto credere. Il caos, la guerra per bande. La guerra di tutti contro tutti…questo ho vissuto a Kiev. E questo ho raccontato. ”
Aspira un’altra boccata di fumo. Pietoso.
” Vedi… Io sono di Kiev. Ma sono russo. E ho vissuto la resistenza dei cosacchi che volevano ancora il loro Zar. La dittatura dell’Eptamato. L’effimera avventura di Petljura, rivoluzionario e nazionalista ucraino, l’occupazione tedesca e quella polacca, le bande anarchiche di Machno. Le armate bianche di Denikin. Infine l’arrivo dell’Armata Rossa. Ho visto tante bandiere, diverse, sventolare sulla mia città. E gli uomini seguire ora una ora l’altra di quelle bandiere. Morire ed uccidere in nome di capi, ideologie, fedi…. In realtà ho visto crollare un mondo che esisteva da secoli. E dalle sue macerie sorgere qualcosa di molto diverso. In apparenza almeno. Perché oggi, a pensarci bene…
(altra sigaretta. Ne accende una dopo l’altra. Eppure non mi sembra vi sia fumo nella stanza…anche le sigarette sono, evidentemente, fantasmi…)
Insomma, ho visto tanta di quella che voi chiamate storia. E alla fine, ho cercato di raccontare. Di raccontare il caos, appunto. Che, però, per sua natura non può essere davvero narrato. Solo vissuto. Ogni narrazione diventa menzogna. Perché pretende di mostrare la verità delle cose. Ma questa verità…semplicemente non esiste. Esistono solo gli uomini. E anche loro si fanno ridurre a figuranti. A comparse. Più o meno importanti, certo. Alcuni occupano interi libri di storia. Di altri si è persa subito ogni memoria. Ma sono comunque comparse. Non sono loro a determinare i destini. Non sono loro a fare quella rappresentazione teatrale che chiamano storia…”
Fa silenzio. E mi guarda. È come se attendesse una mia reazione.
E allora? Chi sarebbe dietro alla storia? Non mi dire che eri già anche tu un complottista. Un terrapiattista, come si suole dire oggi… Oppure dietro c’è….Voland?
Ride. Di gusto questa volta
“Povero Voland…sempre pronti a dare tutta la colpa a lui… Oh, certo… c’entra, eccome. Ma anche lui non è l’autore del copione, anche se si diverte ad apportarvi variazioni. Impreviste e imprevedibili da tutti i soloni che scrivono e pontificano sul futuro…”
Si alza con calma
“Se ti capita, se non hai niente di meglio da fare, rileggi i dialoghi fra Ponzio Pilato e… Lui. Forse avevo intuito qualcosa quando li ho scritti. Forse…”
E sparisce.