A Venezia vi sono dei luoghi magici. E non parlo della magia che nasce dalla bellezza, unica, della città lagunare, dalla suggestione delle sue atmosfere, dalle antiche pietre erose dall’acqua che incantarono un esteta come Ruskin… Parlo di luoghi magici davvero, luoghi che serbano misteri. Luoghi di potere.
Perché Venezia è una città magica. Come Praga. O come Roma. O Siena, come ci dice Mario Bussagli.
La sua struttura è simbolica. A partire dal Canal Grande, che richiama il Grande Serpente cosmico. Un mito e un simbolo ermetico.
E poi vi sono degli angoli, delle calli, delle corti, che sono “porte”. Porte che conducono in un altrove remoto. In un’altra dimensione spaziale e temporale.
Tra questi il più famoso è Corte dei Botèri, vicino a Santa Maria Formosa . Porta questo nome perché, un tempo, vi era una bottega di fabbricanti di botti. Ma, a Venezia, è più nota con un altro nome. Corte Sconta. Che Hugo Pratt ha reso famosa con suo romanzo disegnato, con protagonista Corto Maltese…
Corte Sconta detta Arcana. L’inquieto marinaio e avventuriero vi entra. E si trova trasportato nel 1918. Tra la Cina, la Manciuria e la Siberia. Dove incontra personaggi straordinari. Uno, soprattutto. Il barone Roman von Ungern. Chiamato anche con altri nomi. Il Barone Nero. Il Barone Sanguinario. Figura storica inquietante. Che trascolora dalla storia al mito. Fu comandante della Cavalleria Asiatica delle Armate Bianche, e combatté duramente bolscevichi e comunisti cinesi. Tradito, fu alla fine catturato e ucciso. Ma ai fuochi dei bivacchi dei mongoli e dei buriati si racconta ancora che non è mai morto. Che si è ritirato dal mondo. Ma che un giorno tornerà. Perché era incarnazione di Eruka. Manifestazione irata del Bodhisattva. E il Grande Utuktu di Urga, suprema autorità del lamaismo mongolo, gli aveva dato la bandiera con il sigillo di Gengiz Kahn… Ma di questo basta. Chi vuole saperne di più, legga Pratt. E anche lo splendido “Bestie, Uomini, Dei” di Ossenowski. Che il Barone conobbe davvero…
Quello che, invece, mi interessa è la tradizione che Pratt riprende. Secondo la quale Corte Sconta è, appunto, una porta che permette di spostarsi nel tempo e nello spazio. Non l’unica, per altro, a Venezia.
Porta, porte che permettevano a veneziani e viaggiatori di evadere dalla realtà ordinaria. Di fuggire in un altrove magico. Di vivere un’altra vita..
Ora, questo ci potrebbe portare ad una lunga digressione sul tema dello spazio e del tempo. Sulla relatività di Einstein. Di cui, lo ammetto, non capisco nulla. Ma mi consolo, in buona compagnia. Perché anche il Pascoli non la comprendeva. Ma ne era tanto affascinato da scrivere sul tema un articolo…
E potremmo parlare della letteratura ucronica. O divagare addirittura sulla fantascienza, il teletrasporto di Star Trek, o sulle tradizioni degli antichi Maghi, John Dee, Tritemio. Agrippa…
Ma, sinceramente, questa sera non ne ho voglia. Sono appena emerso, con un gran mal di testa, da un interminabile Collegio docenti online. Dove si è parlato, moltissimo, del… nulla. Ovvero dei protocolli Covid, dei distanziamenti, delle mascherine, dei banchi con rotelle o meno… Ma non di scuola. Non di insegnare qualcosa a quel branco di simpatici coatti, bori, glaucopidi provocatorie, brunette briose che mi sono lasciato dietro le spalle da Marzo scorso…
È così ho solo voglia di fantasticare. Perché la fantasia è l’unica “porta” che mi resta per fuggire dalla realtà che mi circonda. Che è, poi, solo una gigantesca illusione. Una Morgana tessuta di squallore e paura…
È così, penso a Corte Sconta detta Arcana.. E per un attimo mi illudo di attraversarla. Come Corto Maltese. E di ritrovarmi altrove nel tempo e nello spazio. Magari proprio nella Siberia del Barone Sanguinario. Tra cavalieri mongoli, buriati, tibetani…
Un’epoca più cruenta, certo. Ma meno volgare . Dove c’era ancora la possibilità di vivere, e morire, da uomini. Non come sorci rintanati fra le immondizie…
Photo credits by Maria Infantino