Nubi si addensano all’orizzonte. Nube scure. Altro segno che questa coda afosa dell’estate volge al termine. Settembre comincia con le piogge.
Un volo di corvidi. Neri, gracchianti. Volano bassi. Altro presagio della pioggia.
Lo seguo con lo sguardo. Mi ricordano molti anni or sono. Sulle Dolomiti. Sedevo su una roccia in mezzo al bosco. Ero giovane. E pensavo alla morte. Strano? No. Sono i giovani che ci pensano. Perché… curiosi. E perché si sentono, in fondo, immortali. I vecchi hanno troppa paura. Evitano anche solo il pensiero. Ed è questo che li rende fragili. Molto più del declino delle forze fisiche…
Comunque ero lì, da un po’ di tempo. Ed arrivò un piccolo stormo di corvi che cominciò a volare tutto intorno. Uno planò, e si fermò davanti a me. Fissandomi per qualche momento.
Ero giovane, molto. E amavo i miti. Stavo leggendo Dumezil, Gli Dei dei germani. Mi venne spontaneo pensare ad Odino…
Al di là delle fantasie adolescenziali, di cui già ho detto troppo, l’associazione tra il corvo e il Dio supermo del Walhalla non è campata in aria. Perché entrambi hanno a che fare con la morte. O meglio con le “secrete vie” che conducono nell’aldilà… Qualunque luogo si intenda con questa espressione, che, in sè, esprime solo un passaggio. Una trasformazione. Un mutamento.
Odino è un dio oscuro. O se vogliamo chiaroscurale. Perché è un dio psicopompo. Che guida le anime oltre la barriera della morte. Per quello, sopratutto, i Romani identificarono con il Wotan germanico il loro Mercurio. Come il Lug celtico. Entrambi padri di eroi. Sigfrido, Cuchullin… Eroi predestinati.
Entrambi, come Hermes /Mercurio – di cui il fabulare ellenistico ha molto addolcito i tratti – Dei psicopompi. Ovvero figure inquietanti, perché poste a cavallo fra due mondi. Quello dei viventi. E quello dei morti.
E sempre ritorna il Corvo. Simbolo di questa transizione. Perché si pasce dei cadaveri. E perché il suo canto sembra evocare la parola latina “Cras”. Che vuol dire “Domani”. Un Domani, però, che può protrarsi in dimensione indefinita. Promessa o minaccia. La sala del banchetto degli eroi che attendono l’ultima, definitiva, battaglia… Attesa senza fine. Come quella del tenente Drogo, sulle mura della Fortezza Bastiani. Al confine con il deserto.
Le figure di psicopompi si muovono in una dimensione intermedia. Incerta. Tra il Regno degli Dei. I luminosi. E quello degli uomini.. Appartengono alla notte. E all’oscurità. Sono Demoni, così come li consideravano i greci. Interagiscono con noi, mentre gli Dei si sono ormai allontanati.
Platone considera Eros il demone più potente. Ed Eros è anch’esso – al di là dell’iconografia barocca – strettamente connesso a Thanatos. La Morte. Tibullo e Properzio lo lasciano chiaramente trasparire…
Gli sciamani, sacerdoti /maghi presenti in varie culture, evocano il demone con diversi riti. Lo incarnano. E si fanno da lui guidare nel regno dei morti. Per giungere alla conoscenza. Per salvare un malato. Perché solo da lì può venire la guarigione.
E vi sono figure, ancora presenti in alcuni anfratti della nostra moderna Europa, che il demone incarnano senza bisogno di danze e canti. Per retaggio. Per destino sin dalla nascita. Il Talos della tradizione magyara. Indistinguibile dagli altri uomini, se non per piccoli difetti fisici. Sei dita in un piede, ad esempio. Conduce vita normale. Ma, in alcuni casi, immobile, entra in uno stato di meditazione, forse di trance, profonda. Non chiama i demoni. Il demone è già in lui, presente. Affiora. E lo conduce nell’altrove.
Guardo i corvi volare. Conoscono le vie segrete per quell’altrove. Per il regno… mi verrebbe, spontaneamente, “dei morti”. Delle ombre. Ma poi penso al mondo e all’umanità che mi circonda da mesi. Alla paura che impera. Ai volti cancellati, più che nascosti. Agli strani fantasmi viventi che si aggirano per le vie, che guidano l’auto, che salgono sull’autobus… Che si evitano. Che si guardano con sospetto reciproco….
E penso che i Corvi sono tra i pochi ancora capaci di trapassare nel vero regno dei vivi… Ma sono fantasie. Solo stanche fantasie di una sera di fine estate. Attendendo settembre. E la pioggia…